La secolare Biblioteca degli Uffizi si getta a capofitto nell’arte contemporanea e riflette se stessa nelle macro-istallazioni di Claudio Parmiggiani, nei dipinti materici di Massimo Giannoni, nelle fotografie seriali di Giovanni Breschi, nei panorami d’interni di Candida Hofer, nei candidi libri scultura di Lorenzo Perrone.
Con la mostra Mimesis (9 maggio – 8 giugno, catalogo Maschietto) la celebre istituzione lorenese propone un insolito gioco di specchi, magico e labirintico, che il sottotitolo Variazioni sul libro rende esplicito, trattandosi appunto di evidenti metamorfosi, di mutazioni genetiche della galassia Gutenberg che si rimandano l’una all’altra. Opere, nel caso, ispirate per lo più alla stessa Biblioteca.
Filtrato dal caleidoscopio della contemporaneità, il libro cartaceo viene sottratto alla polvere degli scaffali per esplodere in opere d’arte le più diverse per materiali, linguaggi e significati. Alle monumentali sintesi libri-campane di Parmiggiani replicano gli immacolati Libri Bianchi in gesso e colla di Perrone; e alle vaste pennellate di Giannoni risponde Breschi con i suoi geometrici ritratti di costole librarie.
Sono manufatti/opere non più da leggere, maneggiare, annusare (da sempre i libri impegnano vari sensi, olfatto incluso), bensì calibrati oggetti-metafore da decifrare ognuno secondo proprie sensibilità e strumenti. Liberate dal peso delle parole, suggerisce Perrone, le pagine diventano simbolo: nel suo immobile candore il Libro Bianco é ancora più eloquente e grida in silenzio per essere letto altrimenti.
Il direttore Claudio Di Benedetto, spiegando come e perché ha ideato (con Breschi) e organizzato Mimesis, nega di essersi prestato a un’ennesima, noiosissima mostra di libri o di biblioteche, tantomeno della sua. “L’obiettivo”, sostiene, “è semmai l’elogio dell’imitazione nel contesto di un meraviglioso concentrato di 80 mila libri (d'arte) ospite di una stupenda biblioteca (d'arte)”. Da qui l’assemblaggio di artisti che nei colori delle forme cartacee e nell’elaborata architettura delle biblioteche trovano alcune delle cifre primarie della loro ricerca.
Curatore di Mimesis è Sergio Risaliti, storico dell’arte assai noto, saggista, giornalista. Niente di nuovissimo sotto il sole, dice, giacché il libro è da sempre aperto all’arte: raffigurato nelle pitture, trattato a incunaboli, lavorato in codici miniati (Beato Angelico). Si arriva quindi al libro d’arte, arricchito da disegni, incisioni, stampe. Il libro d’artista (Picasso, Matisse, Giacometti) non fa che continuare la tradizione.
Ed ecco l’approdo al libro oggetto, all’artista (Kiefer, Paladino, Paolini, Parmiggiani e gli altri protagonisti della mostra) che ne fa un’opera d’arte. Per Parmiggiani, con le sue istallazioni e le sue ‘biblioteche di fumo’, il libro è ancora più particolare. “E’ il museo della parola”, spiega Risaliti, “è un approdo della voce del poeta, da Dante a Petrarca, da Mallarmé a Rilke. Oggi, invece, il libro è una zattera nel naufragio della libertà”.
Cultura/ARTICOLO
"Mimesis": esplosiva mutazione Libri come opere d’arte
La mostra Mimesis alla Biblioteca degli Uffizi (80 mila volumi specialistici) presenta dipinti, sculture, foto e istallazioni di Parmiggiani, Giannoni, Breschi, Hofer, Perrone. Tante diverse ‘variazioni’ simbolo di una libertà che sta facendo naufragio

Lorenzo Perrone, J’accuse, 2012 – cm. 50x35x20, Tecnica mista: libro vero, gres, vernice acrilica, matite