Il Medio Oriente contemporaneo torna ad essere protagonista a Firenze dal 4 al 9 aprile 2017, con la 8ª edizione di Middle East Now, kermesse internazionale diretta da Roberto Ruta e Lisa Chiari, che porta nel capoluogo toscano cinema, arte contemporanea, musica, incontri ed eventi provenienti dai paesi mediorienali. Un'iniziativa che vuole rappresentare in modo del tutto inedito una parte di mondo spesso presente nei media solo per problemi di guerra, terrorismo, violazione dei diritti umani, in particolare delle donne. Una narrazione inedita da parte di giovani creativi, ribelli, che vogliono uscire dai binari prestabiliti e lottare per una nuova cultura aperta e libera in Medio Oriente.
Ad essere raccontati sul grande schermo dai 45 film in anteprima annunciati e negli eventi come mostre, performance, incontri e cooking show, saranno Iran, Iraq, Kurdistan, Libano, Israele, Libia, Palestina, Egitto, Giordania, Emirati Arabi, Yemen, Afghanistan, Siria, Bahrein, Algeria, Marocco e Oman. Le location del festival, che prende il testimone della Primavera di Cinema Orientale, saranno il cinema La Compagnia, l'Auditorium Stensen e la Fondazione Marangoni.
Il leit motiv del festival, edizione 2017, sarà 'Urban Middle East', vale a dire la dimensione urbana della vita nei paesi mediorientali, tra tradizione, creatività ed espressione culturale. Un tema che sarà sviluppato nel programma cinema, nei progetti espositivi, negli eventi speciali presentati e nel bookshop tematico, che prevede una selezione di titoli di letteratura e saggi ispirati dalle città mediorientali.
Il focus cinematografico sarà sull'Egitto, con una serie di anteprime che raccontano un paese che vive ancora oggi molte contraddizioni. Tra i titoli in programma il capolavoro In the last days of the city (2016, 118’) di Tamer Elsayed, dedicato al Cairo, sinfonia di una grande città, tra documentarismo e fiction, che rende in modo potente l’anima confusa dell’Egitto contemporaneo.
Il film d’apertura di questa edizione sarà invece un omaggio alla Siria, con l’anteprima italiana di The Last Men in Aleppo, documentario co-diretto dal regista siriano Feras Fayyad e dal danese Steen Johannessen, vincitore del Grand Jury Prize all’ultimo Sundance Film Festival. Il film è stato realizzato in gran parte con materiali video girati da attivisti sul campo, e per questo riesce a proiettare il pubblico nella vita quotidiana dei volontari del corpo di soccorso White Helmets di Aleppo, che soccorrono i cittadini quotidianamente vittime dei bombardamenti.
Israele e Palestina sono invece protagoniste di Junction 48 del regista israeliano Udi Aloni, premio del pubblico alla Berlinale e miglior film al Tribeca film festival, sui sogni di realizzazione personale attraverso la musica di un gruppo di giovani arabi di Lod, città mista arabo-israeliana con gravi problemi di integrazione, capitanati dal cantante hip hop Tamer Nafer, frontman del gruppo palestinese DAM. Dal Libano, in anteprima italiana, Tramontane, il pluripremiato debutto del regista Vatche Boulghourjian, presentato al festival di Cannes, lungometraggio enigmatico sulla ricerca della sua identità da parte di un giovane musicista ceco. Dalla Giordania in anteprima il cortometraggio The Parrot, di Amjad Al Rasheed e Darin Sallam, film ironico sull’origine, l’identità e lo spirito di adattamento nella Haifa del 1948.
Made in Turchia è il documentario Kedy, di Ceyda Torun, incredibile ritratto di Istanbul vista attraverso le migliaia di gatti che storicamente abitano la città. Dall’Iran approda a Firenze il lungometraggio Parting, debutto alla regia di Navid Mahmoudi e film candidato agli Oscar, storia toccante di una giovane coppia di immigrati afgani che cercano di lasciare il paese per raggiungere l’Europa. In programma anche l’omaggio al grande regista Abbas Kiarostami scomparso di recente, con la proiezione del suo ultimo lavoro Take me Home (2016, 17’), girato tra vicoli e scalinate del sud Italia.
In anteprima europea anche il film afgano Kabullywood, di Louis Meunier, che racconta l’avventura di un gruppo di giovani studenti che cercano di contrastare il ritorno dei Talebani, e riaprire il mitico Cinema Aryub, ormai chiuso da qualche decennio, che negli anni ’70 era la sala più alla moda di Kabul. Dall'Iraq arriva il film Nowhere to Hide di Zaradasht Ahmed, vincitore dell’ultima edizione di IDFA, il più importante festival di documentari al mondo, sull’incredibile storia dell’infermiere Nori Sharif, che negli ultimi cinque anni della sua vita ha continuato incessantemente a fare il suo lavoro nel cosiddetto “triangolo della morte”, la zona più pericolosa del centro del paese, fino all’arrivo delle truppe dell’ISIS.
In programma anche film e documentari che raccontano altri paesi e scenari del Medio Oriente, come Kurdistan, Tunisia, Arabia Saudita; continua, inoltre, il viaggio cinematografico del festival nei paesi del Golfo, per questa edizione sotto i riflettori con la Window on Oman, sezione speciale dedicata al cinema dall’Oman, paese poco conosciuto quanto affascinante, in cui si sta affermando una nuova generazione di registi emergenti.
Ma il Middle East Now non è solo cinema. Alla Fondazione Studio Marangon (via San Zanobi 32/r), in programma la mostra Saudi Tales of Love by Tasneem Alsultan (opening: sabato 8 aprile / Ore: 18.00): un'esposizione di ritratti di donne coraggiose alle prese con divorzi e relazioni sentimentali complicate, che hanno fatto scelte coraggiose andando oltre i tabù e le imposizioni della società saudita. Il progetto nasce dalla storia personale della fotografa, sposatasi a 17 anni con un matrimonio combinato secondo la tradizione, per poi divorziare dopo 10 anni vissuti infelicemente.
Il programma completo di installazioni video, la musica, i talk, la moda e il lifestyle marocchino-libanese, il food e tanto altro ancora, sul sito http://middleastnow.it/