Cinema, arte contemporanea, musica, incontri e buon cibo, tutti rigorosamente dai paesi dell'area mediorientale e del Nord Africa, saranno protagonisti del festival Middle East Now, diretto da Lisa Chiari e Roberto Ruta, in programma a Firenze dal 5 al 10 aprile (al cinema Odeon, Stensen e altre location cittadine), come secondo appuntamento della Primavera di Cinema Orientale.
Una manifestazione particolarmente significativa per la promozione del dialogo interculturale in un momento in cui proprio dall'area rappresentata dal festival, arrivano notizie di guerra, terrorismo, fondamentalismo religioso. Ma è realmente possibile sperare in un'imminente pace in paesi in guerra da anni come la Siria? E' possibile un dialogo con chi professa la religione islamica, al di là di ogni barriera, culturale e ideologica? Interrogativi che sorgono spontanei in seguito agli efferati atti di terrorismo, compiuti proprio in nome di una religione, o di una folle interpretazione di essa. La risposta della Cultura (con la C maiuscola) in questo contesto è fondamentale, per far emergere le forze sane e positive di questi paesi, rappresentate principalmente dai giovani, dalle donne, dai creativi che in questi paesi dipingono, suonano, danzano e realizzano film e attraverso la loro arte promuovo la pace.
E' proprio questo il messagio più significativo e forte del festival Middle East Now, che crea di fatto a Firenze un laboratorio interculturale unico, nel panorama nazionale e internazionale, a conferma della forte vocazione toscana alla cittadinanza democratica. Ogni giorno al festival, durante i "talk" delle 19.30 al cinema Odeon, si parlerà di integrazione, di cos'è realmente l'Islam - di cosa non è - della condizione delle donne e di tanto altro, alla presenza di esperti orientalisti, giornalisti, scrittori.
In programma 44 film, in anteprima nazionale o europea, provenienti da Iraq, Kurdistan, Libano, Israele, Libia, Palestina, Egitto, Giordania, Emirati Arabi, Yemen, Afghanistan, Siria, Bahrein, Algeria e Marocco, che faranno conoscere al pubblico il Medio Oriente in modo del tutto inedito, al di là degli stereotipi e dei pregiudizi. Proprio per questo gli organizzatori hanno voluto come tema 2016 il titolo "Live & Love Middle East", ovvero il Medio Oriente raccontato da chi vive e ama queste terre. E non a caso un omaggio particolare verrà dedicato alla regista turca Yesim Ustaoglu, conosciuta per il suo impegno sociale e civile, la prima ad affrontare la questione curda sul grande schermo, a suo rischio e pericolo verrebbe da dire, visto che l'argomento è uno dei più spinosi, controversi e violenti della vita politica e sociale turca degli ultimi decenni.
Il film d'apertura arriva dalla Palestina, si chiama Degradé (2015), primo lungometraggio dei fratelli palestinesi Tarzan & Arab Nasser, promesse del nuovo cinema palestinese, che ha debuttato a Cannes, girato in un salone di parrucchiere a Gaza, in cui dodici donne rimangono intrappolate mentre fuori accadono scontri, causati dal furto di una leonessa dallo zoo di Gaza. Sarà un caso ma dopo il film della libanese Nadine Nabaki, Caramel, del 2007, i negozi di parrucchiera per signora sono stati raccontati più volte dal cinema e indicano il fatto che per le donne i luoghi di ritrovo e di discussione sono davvero ristretti e limitati nei paesi mediorientali e anche andare a farsi i capelli - cosa autorizzata dagli uomini - può rappresentare un momento di socializzazione, libertà, apertura verso le altre per il confronto e le confidenze, tanto da diventare il simbolo della lotta per l'emancipazione. Così come raccontato in un altro film in programma, Sink, dell'israeliano Iris Zaki, anche questo girato in un piccolo salone di parrucchiere ad Haifa, in cui donne di ogni estrazione, quasi come in un confessionale, parlano di politica, amore, speranze e progetti.
E sempre per restare nel tema della liberatà, occorre citare, tra i tanti bei film in programma, Barakah meets Barakah, di Mohmoud Sabbah, autore dell'Arabia Saudita, un paese dove il cinema, sempre per motivi fondamentalisti, è stato bandito dal lontano 1972. Ma, come dice il proberbio, non si può fermare l'acqua con le mani, e la creatività continua a scorrere nelle menti dei giovani creativi, nonostante tutto.
Tanti gli eventi speciali, tra cui due interessanti mostre fotografiche: Our Limbo, della libanese Natalie Naccache e Live, Love, Refugee, del siriano Omar Imam; My Lebanon, è invece il titolo di una “dichiarazione d’amore” per il Libano dell'illustratrice Nour Flayhan; ci sarà la performance culinaria del food activist e chef libanese Kamal Mouzawak; per la prima volta al festival, la danza contemporanea, col coreografo israeliano Mor Shani. Tra gli ospiti, da segnalare la cantante algerina Souad Massi e la star egiziana Khaled Abol Nagha.
Tutto il programma sul sito www.middleastnow.org