Studiare la cura e la prevenzione di malattie connesse all'invecchiamento della popolazione e alla sedentarietà nello spazio, utilizzando l'assenza di gravità oppure dal suo contrario, l'ipergravità. Per compiere questa ricerca l'Agenzia spaziale europea ha selezionato il team “HypE”, coordinato da Debora Angeloni, ricercatrice dell'Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, che è stato chiamato a condurre esperimenti in ipergravità all'interno della “Large diameter centrifuge”, una “centrifuga” del diametro di 8 metri che permette di ottenere condizioni di gravità superiori a quella terrestre, installata nel Centro europeo di ricerca spaziale e tecnologica (Estec), in Olanda, a Noordwijk.
L'Agenzia spaziale europea ha scelto anche il team “PlanOx”, composto da allievi dell'Istituto di BioRobotica della Sant'Anna, del Centro Cmbr di Istituto italiano di tecnologia con sede a Pontedera con il coordinamento di Gianni Ciofani, ora al Politecnico di Torino, e da una docente dell'Università di Pisa.
La ricerca del gruppo “HypE” mira alla comprensione dei meccanismi molecolari che rispondono a variazioni della forza di gravità in cellule endoteliali umane, le cellule che rivestono dall'interno i nostri vasi sanguigni. Le alterazioni funzionali di queste cellule, infatti, sono connesse a numerosi disturbi riportati dagli astronauti al rientro da missioni spaziali e sono le stesse che si osservano in caso di invecchiamento e prolungata sedentarietà nella popolazione.
“Studiare gli effetti biologici dell'assenza di gravità può fornire informazioni preziose sull'organizzazione strutturale e funzionale dei viventi, anche aprendo finestre inattese sul limite fra salute e malattia – spiega Debora Angeloni - dopo aver portato un esperimento a bordo della Stazione spaziale internazionale nel 2015, il nostro gruppo di ricerca si è interessato agli effetti dell'ipergravità. Da questi studi ci si aspetta la scoperta di marcatori di infiammazione e degenerazione utili per prevenire e curare disturbi che accomunano tanto gli astronauti al ritorno dallo spazio quanto la popolazione, durante l'invecchiamento”.