Cultura/ARTICOLO

Massimo Cantini Parrini, vince ai David di Donatello 2018

Il costumista fiorentino ha firmato i costumi del film Riccardo va all'inferno di Roberta Torre. La vittoria ex aequo con Daniela Salernitano per il film Ammore e Malavia dei Manetti Bros

/ Elisabetta Vagaggini
Gio 22 Marzo, 2018
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Ai David di Donatello 2018, gli Oscar del cinema italiano, vince il costumista fiorentino Massimo Cantini Parrini, per aver firmato gli abiti di scena del film Riccardo va all'inferno, di Roberta Torre. Una vittoria ex aequo con Daniela Salernitano che ha realizzato i costumi di Ammore e Malavita dei Manetti Bros.

La cerimonia di premiazione si tenuta mercoledì 21 marzo a Roma: una serata condotta da Carlo Conti, trasmessa in diretta su Rai 1, che ha visto ospiti del calibro di Steven Spielberg, Diane Keaton, Stefania Sandrelli e Monica Bellucci.

Il film di Roberta Torre è un musical che rilegge in chiave contemporanea, fantastica e underground il dramma Riccardo III di Shakespeare e nel quale la caratterizzazione dei personaggi, come un re e una regina del tutto onirici e improbabili (Massimo Ranieri e Sonia Bergamasco), è sottolineata proprio dal costumista fiorentino.

Massimo Cantini Parrini ha già al suo attivo partecipazioni a film illustri: ha collaborato con la costumista Gabriella Pescucci (I miserabili, La fabbrica di cioccolato di Tim Burton), e sono firmati da lui i costumi di Che strano chiamarsi Federico di Ettore Scola, La trattativa di Sabina Guzzanti, The Wholly Family di Terry Gilliam. Ustica, di Renzo Martinelli, Ella e John di Paolo Virzì. Massimo Cantini Parrini si era già aggiudicato la statuetta ai David di Donatello nel 2016, quando aveva vinto per il film Il Racconto dei Racconti, di Matteo Garrone, ispirato alle novelle de Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile e girato in buona parte in Toscana.

“La passione per i costumi – ha dichiarato alla stampa il costum designer – mi è stata trasmessa da mia nonna, che era sarta. Ero incantato da quei grandi rotoli di stoffe che messe sui manichini prendevano vita, diventavano tridimensionali. Ho sempre voluto fare il costumista, mia madre mi ha supportato, mia nonna mi ha aiutato a disegnare il primo costume: a 13 anni comprai in un mercatino un vecchio abito da sposa che trasformai in quello che per me era un abito primi Novecento. Ho studiato Costume e Moda a Firenze, poi a New York: al Centro sperimentale di Roma ho seguito i corsi di Piero Tosi”.