Ancora negativa la situazione del manifatturiero in Toscana. Secondo l’indagine condotta da Unioncamere e Confindustria negli ultimi tre mesi del 2012 la produzione manifatturiera regionale ha registrato la quinta flessione consecutiva (-3,1%), anche se di entità più contenuta rispetto al resto dell’anno. Nemmeno la crescita della domanda estera, più debole rispetto a quella del biennio 2010- 2011, è in grado di compensare l’involuzione di un mercato interno dove persistono forti difficoltà, mentre gli effetti negativi della nuova fase recessiva iniziano a diventare più evidenti anche sull’occupazione.
A rischio i posti di lavoro - Nel quarto trimestre 2012 sia il fatturato sia gli ordinativi acquisiti dalle imprese manifatturiere toscane continuano a ridimensionarsi (rispettivamente -4,5% e -3,6%). In un quadro di generalizzate difficoltà, solo il canale estero continua a mostrare segnali di tenuta, con una crescita sia del fatturato (+1,4%) che degli ordinativi provenienti dai mercati internazionali (+1,6%). La congiuntura negativa sta cominciando a ripercuotersi sull’occupazione, che si mantiene solo in apparenza stabile rispetto al quarto trimestre del 2011 (+0,1%), dal momento che la tenuta è in realtà assicurata dal massiccio intervento degli ammortizzatori sociali. Nel periodo di osservazione, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni ha infatti subìto una nuova forte impennata (+42% su base annua), attestandosi poco al di sotto dei 12 milioni di ore autorizzate fra ottobre e dicembre 2012: un dato che, a livello di singolo trimestre, supera perfino il picco registrato in quelli centrali del 2010. Crescono in particolare gli interventi straordinari, aumentati dell’88% rispetto al 2011, mentre il contributo della CIGS alle ore complessivamente autorizzate è stato pari al 60% (dall’inizio della crisi non aveva mai superato il 50%), a testimonianza delle difficoltà di natura strutturale – e spesso irreversibile – attraversate da molte imprese. Sulla base di questi dati si stima una contrazione del 4% dei lavoratori “effettivamente” impiegati in attività produttive fra ottobre e dicembre 2012.
Gli investimenti per il quarto anno consecutivo evidenziano un arretramento, dovuto alle aspettative che restano orientate alla prudenza e alle accresciute difficoltà di accesso al credito. Il 2012 si chiude con un passivo pesante (-10,9%), su cui incide il completamento – nel corso del 2011 – di un rilevante investimento realizzato da una grande impresa operante nel settore della lavorazione dei minerali non metalliferi. Anche al netto di tale impresa, la spesa per investimenti si è ridotta in maniera rilevante nel corso del 2012 (circa il 3%).
Tengono le medie imprese - Solo le imprese di media dimensione mostrano una buona capacità di affrontare la difficile fase. Le piccole imprese (10-49 addetti) registrano un -4,7% della produzione, un -5,5% del fatturato e una flessione dello 0,5% dell’occupazione, e le grandi imprese (oltre 250 addetti) subiscono un crollo del fatturato dell’8,9%. Le medie imprese invece registrano un nuovo incremento della produzione (+1,1%) ed una tenuta del fatturato (+0,4%). Inoltre, gli ordini totali aumentano del 0,6% grazie al traino della componente estera (+5,2%) e l’occupazione segna un incremento dell’1,2%.
Tra i settori sotto osservazione, solamente abbigliamento (+0,5% dopo tre trimestri di forte calo), pelli e cuoio (+0,4%) e farmaceutica raggiungono risultati positivi, anche se nel caso delle imprese farmaceutiche (+28,4%) si tratta di una performance per lo più imputabile alla dinamica di una singola unità locale di grandi dimensioni.
Fra i settori in negativo, l’industria alimentare riesce ancora a contenere le perdite (-0,8%), così come il calzaturiero (-1,8% dopo il -6,1% del precedente trimestre), mentre diminuzioni più rilevanti interessano invece il tessile (-7,8% dopo il -12,0% del trimestre precedente) e i mezzi di trasporto (-15,1%). Più in generale, all’incremento produttivo conseguito dalle imprese operanti nei settori hightech (+1,6% al netto dell’impresa farmaceutica di cui si è detto in precedenza) si contrappongono riduzioni in tutti i restanti raggruppamenti tecnologici, più intense in quelli a medio-bassa (-7,0%) e medio-alta tecnologia (-5,6%). Da segnalare come al contenimento della flessione rilevata nei settori a bassa tecnologia (-2,3%) abbiano contribuito – in particolare – le medie imprese del sistema moda, con incrementi produttivi del 3,4%.