A pochi giorni dall’anniversario del 50imo dell’alluvione di Firenze del 1966 l’Arno è tornato per due giorni a fare paura ai fiorentini: il livello del fiume si è alzato fino a toccare i 4 metri alla Galleria degli Uffizi, ma le due ondate di piena domenica pomeriggio e domenica notte sono passate senza creare problemi e l’acqua è andata progressivamente calando fino a tornare ad un livello pressoché normale per il mese di novembre. Ieri in serata è stato riaperto al traffico anche ponte Vespucci, la cui stabilità sarà controllata oggi in subacquea attraverso un laser scanner, mentre durante la piena era stato chiuso anche Lungarno Serristori per consentire ai vigili del fuoco di recuperare dal fiume mezzi e container usati per il cantiere di lungarno Torrigiani, quello finito sotto acqua il 25 maggio scorso.
L’Arno resta comunque un sorvegliato speciale, in attesa di completare quelle opere che consentano la piena messa in sicurezza del fiume. “Quello di domenica è stato un evento che ci indica di proseseguire celermente sulla strada per la realizzazione delle opere a monte e a valle – spiega l’assessore all’ambiente della Toscana, Federica Fratoni – che consentano di regimare i volumi di acqua in arrivo, in particolare la realizzazione delle casse di Figline, finanziata dalla Regione: il piano infatti ammonta a 106 milioni di euro in totale di cui 46 sono messi dalla Regione. Il percorso è avviato, la prima cassa è conclusa e stiamo andando in gara con il resto, io credo che entro il 2020 vedremo realizzate queste infrastrutture e nel frattempo prosegue anche il lavoro per l’adeguamento della diga di Levane che verrà finanziato attraverso “Italia Sicura” - la struttura di missione del Consiglio dei Ministri - e poi ci concentreremo anche sugli affluenti a partire dalla Sieve.”
Sicuramente rispetto a cinquanta anni fa il meteo è cambiato: non solo la capacità di prevedere la pioggia in arrivo, e quindi diradare le allerte in tempo per prendere i provvedimenti necessari, ma purtroppo anche la natura degli eventi metereologici. “Ora siamo di fronte ad eventi più concentrati, circoscritti territorialmente, ma molto più potenti, che spesso si scontrano con un sistema fognario che non riceve perché è stato pensato quando i fenomeni piovosi erano diversi e per poterlo adeguare servono tempo, piani e risorse” sottolinea l’assessore Fratoni. Un altro aspetto su cui il sistema di messa in sicurezza deve concentrarsi, non solo a Firenze ma in tutto il territorio della Toscana.