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Mafia: l'intervista a Fondazione Caponnetto

Intervista in esclusiva di intoscana.it a Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto. "Non esistono più isole felici"

/ Stefano Prizio
Mar 10 Dicembre, 2013
Georgofili
Ad intoscana.it parla il dott. Salvatore Calleri, presidente della Fondazione intitolata ad uno dei personaggi più significativi dell'antimafia italiana: Antonino Caponnetto (del quale a dicembre prossimo ricorrerà il decennale della morte), già capo dell'ufficio istruzione di Palermo - lo diventò chiedendo il trasferimento in Sicilia al'indomani dell'uccisione di Rocco Chinnici nel 1983 - e mentore del famoso pool antimafia composto da magistrati come Giovanni, Falcone e Paolo Borsellino, il gruppo di lavoro che istruì il primo grande maxi processo a Cosa Nostra.

La vostra Fondazione porta il nome di uno dei padri dell'antimafia, un grande italiano e un toscano d'adozione, una figura il cui ricordo merita di essere rinnovato soprattutto a favore delle giovani generazioni, chi era Antonino Caponnetto? Quali sono i propositi della Fondazione a lui intitolata?

Antonino Caponnetto era un uomo saggio, dolce e deciso con lo stato e la giustizia sociale dentro. Creatore del pool con Falcone, Borsellino, Guarnotta e Di Lello. Ideatore del maxi processo che per la prima volta porterà a delle condanne definitive nel 1992 di centinaia di mafiosi. Per la prima volta la mafia non rimaneva impunita. La Fondazione a lui dedicata ne continua l'opera sia andando nelle scuole che facendo una seria analisi antimafia a 360 gradi.

Lei si è spesso occupato del rapporto mafia-calcio, anche in relazione allo scandalo scommesse tuttora da chiarire c'è la possibilità che sia stata la presenza mafiosa ad inquinare e manipolare lo sport più amato dagli italiani?
Sicuramente si. Le numerose inchieste dimostrano l'interesse dei clan italiani e stranieri. Non è solo un problema italiano purtroppo. Occorre affrontare tale questione senza vergogna e senza tabù .

La Fondazione Caponnetto, di recente, ha dato vita assieme alla Provincia di Firenze ad un "Osservatorio antimafia", qual è lo stato di salute della città di Firenze e della Toscana in termini di impermeabilità all'infiltrazione mafiosa?
Non esistono più isole felici. Il fatturato delle mafie in Toscana è pari a 15 miliardi di euro. Ovviamente e per fortuna le mafie in Toscana non controllano il territorio ma a Massa Carrara ed in Versilia e più in generale anche nel pratese la situazione preoccupa e vi è un rischio di colonizzazione sul modello ligure. A Firenze per il momento la presenza è economica al punto che come dice Piero Grasso si trova in classifica al quinto posto tra le città del nord.

Quest'anno è stato il triste anniversario della strage di Capaci, tra pochi giorni si rinnoverà il ricordo di via D'Amelio, l'anno venturo faranno vent'anni dalla notte dei Georgofili, non solo la Sicilia, ma la Toscana, l'Italia intera hanno pagato un prezzo altissimo alla tracotanza mafiosa….
Purtroppo si. Ma alla mafia le stragi non sono convenute. Nonostante i tentennamenti il 41 bis è stato normato.

Proprio in una sentenza del Tribunale di Firenze, quella del processo Tagliavia per la strage dei Georgofili, si riscontra per la prima volta messa nero su bianco la cosiddetta "trattativa" tra Stato e Mafia al centro di un furibondo dibattito politico giudiziario in questi ultimi mesi.
È meglio aspettare l'evoluzione della situazione giudiziaria anche se a mio avviso la trattativa se c'è stata l'hanno fatta dei singoli servitori infedeli non lo stato.

Sotto l'ombrellone non occorre leggere solo letteratura dell'inutilità, un consiglio quindi per capirne di più, tre titoli giusti e magari qualche dritta per chi volesse approfondire la conoscenza della vostra Fondazione...
Consiglio Divorati dalla mafia di Jean Francois Gayraud. Per conoscere la Fondazione andate su antoninocaponnetto.it e su stopmafia.blogspot.com

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