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Madre e imprenditrice, Ann rinasce grazie alle sue erbe

Durante la gravidanza un incidente mette a rischio la nascita di suo figlio. Inoltre perde il lavoro. Nonostante questo Annalisa ha saputo ricominciare

/ Gianluca Testa
Ven 15 Giugno, 2018
Annalisa Marras

Cadere e rialzarsi una volta è difficile. Ma lo è ancora di più quando gli ostacoli si moltiplicano. «Vivere è essere il cambiamento. Non ti aspetti mai di vedere il tuo sogno infranto. Che sia un lavoro, un progetto o la tua stessa vita...». Non te lo aspetti, però accade. E questo Annalisa Marras, fiorentina, lo sa bene. Lei ha 35 anni e oggi dice di essere «felicemente mamma e imprenditrice». Due aspetti essenziali della propria esistenza. Due elementi nient'affatto scontati. Perché per raggiungere questi due traguardi ha dovuto conoscere a fondo il significato della sofferenza e del dolore. Non solo quello fisico, ma anche psicologico. Quel tipo di dolore che nessuno vorrebbe provare mai. Perché la svolta, quella che peccando di superficialità potremmo riconoscere come la prima caduta, ha avuto a che fare proprio con la maternità.

Se avete letto fin qua, mettetevi il cuore in pace. Perché il bambino è nato. Si chiama Pietro, ha due anni e oltre a essere bellissimo è empaticamente gioioso. Proprio come la madre, che non si è mai lasciata abbattere. Certo, ha vissuto momenti difficili. Anzi, difficilissimi. Ma quel terreno che sotto i suoi piedi rischiava di trasformarsi in sabbie mobili, grazie a una straordinaria forza di volontà si è fatto sempre più solido e non le ha permesso di cedere né di restare impantanata in quella spiacevole e paralizzante incapacità di reagire.

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Al quinto mese di gravidanza è stata investita da un'auto. Quella nascita, che per ogni madre dev'essere portatrice di gioia, improvvisamente si trasforma in un incubo. La paura di perdere il bambino è tanta, troppa. Ma fortunatamente oggi Annalisa non solo è madre ma è anche titolare dell'erboristeria "Le erbe di Ann", negozio che si trova nei pressi di piazza Dalmazia, a Firenze. Anche questo è un traguardo affatto scontato. Perché lei, Ann, una laurea in tecniche erboristiche conseguita alla facoltà di farmacia a Pisa, dopo l'incidente ha dovuto fare i conti con la perdita del lavoro. Una storia che ieri ha raccontato anche durante il "Fuckup Nights Firenze” organizzato da Impact Hub. «Avevo un lavoro, stavo per avere un figlio, ma poi un giorno tutto è cambiato» ci racconta.

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Annalisa, qual è stato il tuo fallimento?
«Non è stato uno, sono due».

Raccontaci l'inizio della storia.
«Il primo l’ho vissuto con la maternità. Ho avuto un incidente al quinto mese di gravidanza. Sono stata investita sulle strisce pedonali».

E il bambino?
«Da quel momento ho avuto una gravidanza a rischio. Pietro è nato prematuro, alla fine è andato tutto bene. Ma...».

Ma?
«Be', mi sentivo di aver fallito come madre. Portavo in grembo mio figlio, sentivo di doverlo proteggere».

Non hai colpe per l'incidente.
«Lo so, ma quella è la sensazione che ho provato. La gravidanza è il momento in cui si prepara il nido. Ma il mio, purtroppo, era piuttosto malandato».

Come sta Pietro?
«Benissimo. È nato prima del previsto, ma ce l’abbiamo fatta. All'inizio ogni settimana trascorsa era una conquista».

L'incidente ha qualcosa a che fare con la perdita del lavoro?
«Una decina di anni fa ho aperto un'erboristeria con una collega di università. Eravamo socie. Si trattava del primo progetto di un'erboristeria gestita da due tecnici erboristi. Tra l'altro si prospettava l'approvazione di una legge che avrebbe creato un albo dedicato, ma non è successo. Dividere in due gli oneri, il capitale e l’impegno di lavoro era un alleggerimento per entrambe. E poi potevamo sviluppare più idee».

Però non è andata come immaginavi, giusto?
«Dopo l'incidente dovevo occuparmi di mio figlio e la mia socia non ha portato avanti il nostro progetto comune. Insomma, quando era arrivato il momento di raccogliere i frutti del nostro lavoro lavoro ho dovuto lasciare».

Perché lasciare un progetto avviato?
«Ho lottato per quel progetto. Ma non c’erano più le condizioni per andare avanti, mancava l'armonia. Non potevo continuare, anche se mi sarebbe piaciuto. Perché lì dentro c’era molto di mio. Di fatto mi sono trovata a casa senza lavoro e con una situazione difficile da gestire».

Come ti sentivi?
«Ero arrabbiata, ma mi sono rimessa in marcia mettendo in gioco tempo, forze, idee. Dopo un anno ho trovato il luogo dove ripartire. Qua, in piazza Dalmazia. Ho un’attività che porta il mio nome, ho aperto sei mesi fa. E in questi sei mesi ho fatto molte più cose che nei nove anni precedenti».

La tua famiglia come ha reagito di fronte a questa nuova impresa?
«Non ha supportato fin da subito questa mia decisione. Erano consapevoli delle difficoltà precedenti. Essere imprenditori significa non avere un'assicurazione. Niente tutele, niente maternità, niente garanzie».

Però sei andata avanti ugualmente.
«La passione era più forte e mio marito mi ha sostenuta. Ho creato e sviluppato la mia linea cosmetica, ho aperto lo shop on-line...».

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I guadagni?
«Ancora non raccoglio i frutti del mio lavoro, sto ancora seminando. Sono ottimista».

I nomi che hai dato ai tuoi prodotti sono significativi: "farcela, ce la posso fare, ce la farò".
«Il mio punto di vista sulla vita è cambiato dopo l'incidente. Faccio quello che mi piace fare proprio perché ho vissuto quel momento come uno spartiacque. Ho tirato fuori un’energia che nessuno conosceva. Ho voglia di riscatto, desidero ricostruire».