«Non ci aspettavamo certo che la vicenda suscitasse tutto questo clamore. Del resto il nostro è stato solo un piccolo gesto spontaneo...». In trattoria sembrano quasi giustificarsi per quel momento di generosa solidarietà che, complice un post di Facebook, ha fatto il giro d'Italia. Verso l'ora di pranzo, alla Bottega di Anna & Leo, i tavoli all'esterno sono quasi tutti al completo. Del resto è una calda giornata di metà agosto e non potrebbe essere altrimenti. Qualcuno preferisce comunque un posto nelle sale interne. Qua, in via San Frediano, sulle pareti del locale scorre la storia di Lucca. La tradizione, la passione del titolare per la Lucchese, le foto storiche che raccontano una città che non c'è più ma che continua a vivere nei sapori della cucina tipica. Proprio quella che propongono i proprietari del ristorante. A cominciare dai tortelli. Pardon, dai "tordelli".
Si chiamano Claudio Togni e Lidia Borselli, sono marito e moglie. Il nome dato alla bottega è quello dei loro figli. Anna e Leo, appunto. Una gestione familiare che ha come naturale conseguenza un'accoglienza altrettanto familiare. E se oggi si parla di loro è perché qualche sera fa, in quel locale, hanno offerto la cena a una coppia di genovesi. Claudio, che è stato alpino a Chiavari, ha riconosciuto l'accento e ha letto nei loro sguardi un velo di malinconico dolore. La tragedia seguita al crollo del Ponte Morandi in quelle ore continuava a rimbalzare su tutti i media. Impossibile non pensare, impossibile non rivolgere loro una domanda banale: «Come state?».
Seduti al tavolo c'erano Adriano Damonte, sua moglie e la loro bambina. Hanno parlato con Claudio di Genova e dei genovesi, dell'aria che si respira, della dimensione del dramma, di quel ponte che Adriano e la sua famiglia percorrevano almeno un paio di volte al giorno e che hanno attraversato per l'ultima volta due giorni prima del crollo, proprio per raggiungere la Toscana. Del resto sua madre è originaria della Garfagnana, più precisamente di Gramolazzo.
Adriano è uscito dal ristorante con gli occhi umidi dopo aver ascoltato queste parole destinate solo a lui. «Ascoltami bene», gli ha detto Claudio. «Tu spendi sessanta euro, ma stasera ceni gratis. Da te non voglio nulla. Se vuoi, questi soldi li darai tu a chi ha più bisogno. Io non saprei a chi darli, ma tu sicuramente lo sai». Un piccolo gesto altruistico, diretto, non ponderato perché istintivo. Adriano - musicista per passione che da ben 25 anni, con la sua azienda, si occupa di lavori con tecnologie speleo-alpinostiche, soccorso e assistenza in ambienti pericolosi - ha raccontato su Facebook l'inaspettata esperienza.
Apriti cielo. Tra like e condivisioni, il suo post ha ottenuto più di diecimila interazioni. Un risultato impensabile, non cercato né voluto. Almeno nelle intenzioni iniziali. Il suo voleva essere un ringraziamento sincero per quella famiglia di ristoratori che ha dimostrato il lato più sensibile del loro cuore. Ma di fronte al lutto nazionale e a certe tragedie di grande portata, l'onda emotiva degli utenti amplifica ogni sospiro. E così la storia di Adriano e della Bottega di Anna & Leo ha fatto il giro del web ed è stata raccontata dai media, che nella maggior parte dei casi non si sono affannati nel tentativo di verificare alcuni fatti.
È stato scritto un po' di tutto: che Adriano ha perso un amico nel crollo, che sono arrivati a Lucca per "fuggire dalle macerie e dalla polvere", che sua moglie era proprio lì, sul ponte, nel momento del disastro. Qualcuno ha anche azzardato l'ipotesi che fosse d'accordo con l'oste con l'unico obiettivo di farsi pubblicità.
Ma niente di tutto questo è vero. «No, non ho perso nessun amico» ci dice. «Conoscevo una delle persone, ma nessun collegamento diretto. A Genova fa ancora molto caldo. Nel fine settimana sono anche previste forti piogge. Speriamo bene. Qui incrociamo le dita. Oltretutto il mio magazzino e la sala prove si trova a valle del Ponte, a fianco del fiume...». La viralità a volte genera mostri, ma è capace di creare anche empatia e gesti d'emulazione. Quindi, se la storia raccontata e condivisa ha in sé un buon fine, ben venga la moltiplicazione della solidarietà.
Che ne sarà di quesi soldi? Adriano li donerà, ma il suo sarà un atto ben meditato. «Non ho ancora deciso la destinazione. C'è un fondo per le famiglie delle vittime, ma non vorrei fare un semplice bonifico tramite banca. Sono venuto a conoscenza di un comitato per gli sfollati, voglio informarmi meglio».
Nel frattempo alla Bottega di Anna & Leo la vita scorre come prima nonostante siano stati cercati da qualche giornalista e alcuni clienti continuino a chieder loro informazioni su questa vicenda di cui hanno letto chissà dove. Ma niente di più. Una cosa, però, vogliamo segnalarla. Perché è da certi dettagli che si può capire, senza bisogno di spendere troppe parole, qual è la sensibilità di certe persone che, come in questo caso, sono anche ristoratori. All'ingresso del ristorante c'è un tavolo con un cartello su cui è scritto "riservato". E poi c'è il simbolo della sedia a rotelle. Chiediamo spiegazioni e Lidia, che nella foto di copertina è ritratta insieme ai colleghi Enrico e Rebecca, che ci risponde con disarmante semplicità. «Abbiamo un ingresso e un bagno accessibile ai disabili. Abbiamo fatto alcune prove per capire quale fosse il tavolo migliore per chi si sposta con sedia a rotelle. Alla fine è risultato essere questo. Il cartello? Lo teniamo anche se non ci sono prenotazioni. E se entra un cliente con disabilità, questa è la prima proposta che gli facciamo...».