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Lorenzo Guasti: ‘con le stampanti 3D insegno nelle scuole l’importanza dell’errore’

Intervista al tecnologo dell’Indire che ci racconta il rivoluzionario progetto educativo ‘Maker@Scuola’

/ Costanza Baldini
Sab 8 Luglio, 2017
Lorenzo Guasti

L’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire) è il più antico ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione. Oltre alla sede centrale a Firenze, ha tre nuclei territoriali a Torino, Roma e Napoli. L’Indire è il punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia, fin dalla sua nascita nel 1925 ha accompagnato l’evoluzione del sistema scolastico italiano investendo in formazione e innovazione e sostenendo i processi di miglioramento della scuola. L’Indire ha sviluppato nuovi modelli didattici, sperimentando l’utilizzo delle nuove tecnologie nei percorsi formativi e promuovendo la ridefinizione del rapporto fra spazi e tempi dell’apprendimento e dell’insegnamento. Nel 2014 l’Indire è stato nominato dal Governo ente di ricerca.

Lorenzo Guasti è il tecnologo ricercatore dell'Indire che coordina il team che si occupa del progetto “Maker@Scuola”.Mi occupo delle influenze che il fenomeno ‘maker’ ha sulla Scuola Italiana a partire dai gradi inferiori, compresa la scuola dell’infanzia. - ci ha raccontato - Nello specifico portiamo le stampanti 3D nelle scuole. La ricerca è attiva da tre anni, abbiamo iniziato a lavorare con un numero ristretto di scuole all’inizio due, poi otto, mentre l’anno prossimo con un bando passeremo a 50 Istituti comprensivi che comprendono una primaria e un’infanzia, quindi saranno 100 scuole in tutta Italia”.



Il progetto ‘Maker@Scuola’ vuole far scoprire ai bambini un nuovo metodo di pensiero e di progettazione in cui sbagliare diventa fondamentale per produrre qualcosa di sempre migliore e migliorabile. “Nelle attività avviate nelle scuole oggetto delle sperimentazioni, si va a studiare l’efficacia di una metodologia di tipo 'tinkering', - dice Lorenzo Guasti - basata cioè sul trinomio “think-make-improve”, che prevede una fase di ideazione, di definizione dei problemi, di studio, di brainstorming, di pianificazione; una fase di messa in pratica, di creazione, programmazione, osservazione, prototipazione e un’ultima fase di verifica e miglioramento di quanto fatto, che può portare alla ridefinizione delle idee e degli assunti di partenza. In questo senso l’errore non è visto negativamente ma è un’occasione per progredire e migliorare; in questa ottica, la collaborazione e la condivisione della conoscenza sono in perfetta filosofia “open”. Ad esempio, copiare non vuol dire barare, anzi viene promosso come attività da praticare favorendo il dialogo tra studenti e l’influenza reciproca, lasciando che i ragazzi copino, sbaglino e siano corretti dai loro compagni”.

“Mi chiederai perché la stampante e non un’altra cosa? Perché la stampante ha una caratteristica peculiare, devi prima progettare e poi puoi stampare. Non è come il ‘Lego’ dove costruisci mentre pensi, per la stampante prima devi immaginarti cosa vuoi fare, poi disegnarlo e poi farlo. Questa cosa innesca nei bambini la consapevolezza che bisogna avere un approccio scientifico, progettuale e insegna anche che tutte le cose possono migliorare. Un oggetto una volta stampato, se non va bene puoi rifarlo. L’errore dunque è un’occasione preziosa, non qualcosa da demonizzare”.

Il progetto attivo dal 2014 si sta ampliando: “nei giorni scorsi abbiamo preso contatti con la Stanford University di San Francisco che fa dei progetti simili ai nostri, l’idea è quella di scambiarsi modelli didattici. Inoltre ci ha scritto una startup londinese che fa giocattoli interattivi relativi alle ‘stem’  cioè le materie scientifiche e si è offerta di darci i loro prodotti da usare nelle scuole per la validazione dell’efficacia degli strumenti. Quest’anno con una startup maremmana inizieremo un nuovo progetto sulle serre idroponiche, lavoreremo sull’ambiente e sui temi della sostenibilità, dell’ecologia, dell’inquinamento, ma sempre in ottica laboratoriale, cioè usando uno strumento che inneschi una rivoluzione didattica. Lo strumento non deve mai essere il centro della didattica, ma il pretesto, è la didattica che si serve dello strumento”.



Per informazioni:
http://3d.indire.it