Cultura/ARTICOLO

Lo splendore delle opere di Giovanni dal Ponte all'Accademia

Dal 22 novembre 2016 al 12 marzo 2017 in mostra a Firenze cinquanta opere nella prima monografica del maestro a cavallo tra Tre e Quattrocento

/ Redazione
Lun 21 Novembre, 2016
Giovanni dal Ponte

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La Galleria dell'Accademia di Firenze ospita la prima monografica, con circa cinquanta opere, dedicata al pittore Giovanni dal Ponte (1385-1437/8). La mostra a cura di Angelo Tartuferi e Lorenzo Sbaraglio viene a colmare una carenza di studi e conoscenza avvertita da tempo nell’ambito degli studi storico artistici. Finalità principali della mostra sono quelle di favorire una classificazione critica più adeguata di questa forte personalità artistica del primo Quattrocento, che occupò un ruolo non marginale negli sviluppi della pittura fiorentina del primo Rinascimento.

L'opera di Giovanni dal Ponte si caratterizza per un linguaggio assai estroso, nonché aggiornato sull’attività dei maggiori artisti operanti nel capoluogo toscano nel primo trentennio del XV secolo: da Gherardo Starnina a Lorenzo Monaco e Lorenzo Ghiberti fino a Masaccio, Masolino e Beato Angelico. La formazione artistica del pittore si svolse probabilmente in una bottega di tradizione trecentesca, anche se un'influenza fondamentale la esercitò ben presto Gherardo Starnina, che - al suo ritorno dalla Spagna nei primissimi anni del Quattrocento - introdusse a Firenze un’interpretazione esuberante e profana della pittura tardogotica, risultata decisiva per Giovanni e per la formazione del suo stile.

Giovanni di Marco - ricordato come Giovanni dal Ponte nelle Vite del Vasari per il fatto di essere abitante e aver avuto bottega a Firenze nella parrocchia di Santo Stefano al Ponte - si rivelò subito partecipe del panorama culturale fiorentino agli albori del Quattrocento, caratterizzato, com’è noto, da una straordinaria vitalità creativa. L’opera più importante della sua fase più antica giunta fino a noi è il trittico del Museo di San Donnino a Campi Bisenzio, in origine nella chiesa di Sant’Andrea a Brozzi.

Nel corso del terzo decennio del Quattrocento Giovanni di Marco dimostra una crescente attenzione nell’interpretare gli spunti della nascente cultura rinascimentale, in pittura di fonte soprattutto masaccesca, come si può notare nel polittico che aveva al centro la Madonna col Bambino in trono (Fitzwilliam Museum, Cambridge) e ai lati i santi Giovanni Battista e Pietro a sinistra, e a destra i santi Paolo e Francesco d’Assisi (Museo Bandini, Fiesole) e con la predella raffigurante la Liberazione di San Pietro dal carcere (Uffizi, Firenze). Dal 1427 circa Giovanni dal Ponte fu in società con il pittore Smeraldo di Giovanni, insieme al quale si specializzò nella fornitura di cassoni dipinti, un genere che incontrava un grandissimo successo nella Firenze di quegli anni. Tra gli esemplari più belli di questa produzione si annovera il fronte di cassone del Museo Civico “Amedeo Lia” di La Spezia.

In occasione dell’esposizione entrerà definitivamente nelle collezioni del museo un'altra opera di Giovanni dal Ponte, la tenera e luminosa Madonna col Bambino in trono, proveniente dalla chiesa di Badia nel cuore di Firenze, ma conservata per moltissimi anni presso la Certosa del Galluzzo, recuperata anch’essa da un ottimo intervento di restauro.

L’ultima fase dell'attività del pittore è documentata in mostra da una serie di opere datate che testimoniano il raggiungimento di un linguaggio molto personale, caratterizzato da forme ampie e solenni, che sembrano coniugare la grande tradizione trecentesca fiorentina con le forme e i moduli rinascimentali ormai pienamente affermati. Si possono ricordare qui il luminoso e ‘neo-trecentesco’ trittico della Badia di Rosano (Firenze) con l’Annunciazione e quattro santi; la grandiosa pala della chiesa di San Salvatore al Monte di Firenze (post 1434) raffigurante la Madonna col Bambino, sei santi e una donatrice. Giovanni dal Ponte fu attivo anche come frescante: riflettono in parte il suo stile i frammenti recuperati nella Cappella del Giudizio nel Duomo di Pistoia, mentre intorno al 1430 egli dipinse certamente gli affreschi per la Cappella di San Pietro nella chiesa di Santa Trinita a Firenze, andati in buona parte perduti, e tra il settembre 1434 e l’ottobre dell’anno seguente affrescò le Storie di san Bartolomeo nella Cappella Scali della stessa chiesa.

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