Salute/ARTICOLO

Lo scalpello di Michelangelo più forte dell'artrosi: studio sui ritratti

Grazie all'utilizzo dello strumento per scolpire, il geniale artista riuscì a combattere la malattia che metteva a rischio l'uso delle sue mani

/ Redazione
Gio 4 Febbraio, 2016
Jacopino-del-Conte-Ritratto-di-Michelangelo

Si dice che il lavoro nobiliti l'uomo ma nel caso di Michelangelo riuscì a fare molto di più. Uno studio rivela infatti che grazie all'incessante utilizzo di martello e scalpello, l'artista riuscì a mantenere l'elasticità delle mani, nonostante l'artrosi, potendo continuare a lavorare fino a sei giorni prima di morire, all'età di 88 anni.

La conferma arriva dalle ricerche effettuate da un gruppo internazionale di tre esperti (di cui due dell'Università di Firenze), prendendo in esame le mani del Buonarroti, in alcuni ritratti dell'artista:  quello realizzato da Jacopino del Conte nel 1535, quello di Daniele da Volterra datato 1544 (probabilmente una copia dell'opera di Del Conte), e il ritratto postumo fatto da Pompeo Caccini nel 1595. Opere che mostrano un Michelangelo sessantenne, con le articolazioni della mano sinistra deformate e tumefatte.

"La diagnosi di artrosi offre una spiegazione plausibile per la perdita di destrezza che Michelangelo ha manifestato in tarda età - spiega Davide Lazzeri, chirurgo estetico della Casa di Cura Villa Salaria a Roma - e fa addirittura risaltare il suo trionfo sull'infermità, dal momento che l'artista ha continuato a lavorare fino alla fine dei suoi giorni. Proprio il lavoro continuo e intenso potrebbe averlo aiutato a mantenere l'uso delle mani il più a lungo possibile".

Lo studio, pubblicato su Journal of the Royal Society of Medicine, è stato condotto oltre che da Lazzeri anche da Marco Matucci-Cerinic, reumatologo dell'Università di Firenze e da Donatella Lippi, esperta di storia della medicina dello stesso ateneo.