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L’Isis? Per l’imam di Firenze è un cancro da estirpare

Abbiamo intervistato Izzedin Elzir, che oltre a guidare la comunità toscana è anche presidente dell’Ucoii, l’unione delle Comunità Islamiche d’Italia

/ Federico di Vita
Lun 16 Novembre, 2015

In seguito agli attentati di Parigi di venerdì 13 novembre abbiamo raggiunto telefonicamente Izzedin Elzir, imam della moschea di Firenze e presidente dell’Ucoii – l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia. Per l’imam i cittadini italiani sono più intelligenti degli “imprenditori dell’odio” che cercando di gettare benzina sul fuoco, e questo è il momento di intensificare il dialogo tra le comunità.

Elzir, oggi in Italia vivono oltre 1.700.000 musulmani, dopo gli attentati di Parigi cosa si sente di dire in quanto guida della comunità islamica nazionale?

“Dichiaro la mia solidarietà a tutto il popolo francese, e d’altra parte desidero condannare in modo assoluto questi crimini contro l’umanità. Il mio invito è quello di non vivere nella paura, dobbiamo avere il coraggio di superare questi momenti difficili”.

In questi ultimi mesi è cambiato in qualche modo il rapporto della comunità islamica di Firenze col resto della città?

"I nostri concittadini sono intelligenti, sanno che i criminali sono criminali e non hanno niente a che fare con la comunità, purtroppo ci sono imprenditori dell’odio che cercano di gettare benzina sul fuoco. Sono arrivati centinaia di messaggi di solidarietà alla comunità islamica in tutto questo periodo. Del resto molte persone morte negli attentati in Francia sono musulmane, senza contare che a livello globale siamo in assoluto la maggior parte delle vittime del terrorismo".

Nei giorni scorsi è apparso un sondaggio su Al Jazeera che dice che gli arabi, cioè i cittadini dell’Arabia Saudita, sostengono per l’81% l’Isis. Il sondaggio era un televoto – non aveva dunque un reale valore statistico – e la domanda era esplicita: si riferiva alle vittorie militari di Al Baghdadi. In ogni caso lei come valuta notizie di questo tipo?

"Con tutto il rispetto di questi sondaggi, io visito questi paesi ogni anno e i cittadini hanno molta rabbia, su questo non c’è dubbio. Non vivono nella democrazia, non hanno spazi di libertà e ritengono che l’occidente aiuti questi regimi – cosa che naturalmente non fa piacere – ma sul loro appoggio dell’Isis ho molti dubbi. Può darsi che all’inizio qualcuno li abbia sostenuti, ma già dopo un anno la situazione è tutt’altra".

La creazione di un Califfato, un unico grande stato per i musulmani, è però uno dei sogni dell’Islam, lei lo condivide?

"Fa parte del pensiero islamico quest’idea che tutto il mondo possa essere un unico paese, ma non c’entra niente con questo estremismo. È la stessa cosa che stiamo cercando di realizzare qui in Europa noi europei: vogliamo un’Europa unita, senza confini, basata su diritti, doveri, cittadinanza e fratellanza, ma tutto ciò non ha niente a che fare con quello che è attualmente il cancro del mondo islamico. L’Isis è una malattia che deve essere tolta e ognuno di noi deve fare la sua parte, così come devono farla lo stato e la società civile: lavorando tutti insieme possiamo vincere il male".

Cosa possono fare le comunità musulmane per arginare l’odio, e cosa farà in particolare quella di Firenze?

"Dobbiamo sostenere il dialogo, lo stesso dialogo che abbiamo iniziato dopo l’11 settembre. Dobbiamo continuare a dialogare col mondo cattolico, ebraico, buddista e induista. E ognuno deve fare il suo dovere".