Utilizzato nel XIX secolo da fotografi professionisti, amatori e artisti, il negativo di carta ha permesso alla nascente fotografia di integrarsi pienamente nel mondo dell'arte. Strumento innovatore e affascinante, inaugura 'l'era della riproducibilita" e dà origine ad una nuova cultura visiva. Da domani al 24 ottobre Firenze ospiterà, al Museo Alinari (Mnaf), una mostra che illustra e documenta per la prima volta questo periodo della fotografia. "Elogio del negativo, le origini della fotografia su carta in Italia 1846-1862", il titolo dell'esposizione, prodotta da Paris Musees e dalla Fondazione Fratelli Alinari e che si avvale della collaborazione dell'Atelier de restauration et de conservation des photographies de la Ville de Paris e del Petit Palais, Musee des Beaux-arts de la Ville da Paris che l'ha ospitata fino al 25 aprile scorso. Oltre 110 le opere originali esposte, provenienti da collezioni pubbliche e private, tra le quali la Bibliothéque Nationale de France, l'Inha di Paris, l'Istituto centrale per il catalogo di Roma e le Raccolte museali della Fratelli Alinari. Il percorso si articola in quattro sezioni ed offre un panorama dei lavori realizzati in Italia da grandi autori come gli italiani Giacomo Caneva, Domenico Bresolin, Stefano Lecchi, Vero Veraci, gli inglesi John Brampton Philpot, George Wilson Bridges, Calvert Jones e James Graham, i francesi Eugene Piot, Frederic Flacheron, Alfed-Nicolas Normand, Edouard Delessert, Gustave de Beaucourps e molti altri ancora che, spiegano gli organizzatori della mostra, "ci hanno lasciato con la tecnica della calotipia tra le più suggestive e poetiche opere della storia della fotografia". L'esposizione è accompagnata dal catalogo edito dalla Fratelli Alinari Fondazione per la storia della fotografia e da Paris Musees.
Dopo le primissime esperienze condotte in campo fotografico, che portarono alla realizzazione di immagini in esemplare unico – come la dagherrotipia, o i disegni fotogenici, o il cosiddetto positivo diretto di Hippolyte Bayard – William Henry Fox Talbot rese noto il primo procedimento negativo-positivo, vero antesignano della fotografia moderna, che permise di ottenere diverse immagini positive da un unico negativo, realizzato su carta. A differenza della pratica moderna, il procedimento di Talbot richiedeva un intervento diretto dell'autore nelle varie fasi di preparazione, un controllo costante nel processo di sviluppo, una conoscenza della chimica e una continua sperimentazione tecnica, che assicuravano alle immagini un carattere niente affatto meccanico, ma quasi magico. A causa dell'opacità e della granulosità della carta, usata come supporto sia per l'impressione dei negativi, sia per la stampa, la calotipia forniva immagini meno precise di quelle della dagherrotipia; tuttavia, proprio per la sua resa più aerea e pittorica, che la rendeva più adatta a restituire “...la scabrezza, la ruvidità e la immensa varietà dei toni della natura...”, fu preferita da artisti e fotografi per i propri studi. Con l'evoluzione e i miglioramenti apportati alla tecnica, il negativo di carta fu poi utilizzato, in particolare, dai fotografi viaggiatori, anche per la notevole riduzione del peso dei materiali e la possibilità di prepararli alcuni mesi prima dell'uso. La tecnica del negativo di carta, per i suoi particolari effetti “pittorici” e le sue possibilità interpretative, ha contribuito oltre tutto a fondare quella specifica tendenza, nell'ambito dell'estetica fotografica, volta all'evocazione e alla restituzione della realtà fotografata in chiave soggettiva e intimista.
Cultura/ARTICOLO
L'elogio del negativo in mostra al Museo Alinari
Le origini della fotografia su carta in Italia 1846-1862
Elogio del negativo