Made in Toscana/ARTICOLO

L'economia toscana è cresciuta dello 0,7% nel 2016 secondo l'Irpet

L'Istituto per la programmazione economica della Regione Toscana ha presentato il doppio rapporto annuale che pone sotto la lente dei ricercatori sviluppo economico e mercato del lavoro

/ Redazione
Mar 4 Luglio, 2017
Economia

L'economia toscana cresce anche se lo fa lentamente (+0,7 per cento), questo è il risultato del Rapporto Irpet presentato a Firenze. È il terzo anno consecutivo che il Pil segna un avanzamento: succede dal 2014, quando il resto dell'Italia era ancora in recessione.

"Si tratta di un fatto positivo – ha sottolineato il direttore dell'Irpet, Stefano Casini Benvenuti - è un dato che consolida l'inversione di tendenza dopo anni di lunga sofferenza, anche se è del tutto evidente di come si tratti ancora di una crescita troppo debole per essere rassicurante". In particolare il 2016 mostra un leggero rallentamento, sia rispetto all'anno precedente, che al resto del paese (in particolare alle regioni del nord-est). La domanda è se interpretare questo risultato come un fatto transitorio - "l'economia ha per sua stessa natura andamenti ciclici" spiega ancora Casini Benvenuti - oppure sia l'indizio di difficoltà più strutturali. Per l'Irpet ci sono molti elementi che fanno propendere per la prima ipotesi piuttosto che per la seconda. Ci sarebbe il minor "effetto rimbalzo", dovuto al fatto che la Toscana ha tenuto meglio delle altre regioni negli anni precedenti e dunque aveva meno da recuperare. Inoltre c'è il peggioramento del contesto internazionale.

Uno dei settori più colpiti è quello di pelletteria e macchine di impiego generale (le turbine, per intendersi), due settori importanti per l'economia della Toscana che da soli coprono quasi un quarto dell'intero ammontare del'export regionale. L'export della pelletteria si è contratto del 4,9 per cento, quello delle macchine del 9,6 per cento e tutte e due hanno largamente contribuito alla crescita dell'export toscano.

Per quanto riguarda il lavoro il 2016 si chiude con un segno positivo (+1,9%). La Toscana è tra le regioni d'Italia che più hanno recuperato occupazione rispetto ai numeri precedenti alla crisi. L'aumento dei dipendenti è diffuso a quasi tutti i comparti produttivi ed in particolare alla manifattura, in cui spiccano i settori del cosiddetto ‘made in Italy'. Crescono chimica e farmaceutica e anche il settore agricolo oltre a quello industriale. Nei servizi permane la contrazione del comparto assicurativo, del credito e della pubblica amministrazione, mentre commercio e turismo mostrano andamenti positivi.

Le imprese però - secondo Irpet - continuano a manifestare grandi difficoltà ad avviare nuovi investimenti e difficoltà altrettanto rilevanti riguardano la pubblica amministrazione. In Italia oramai il peso degli investimenti pubblici sta toccando il minimo storico, "conseguenza – a detta dei ricercatori dell'istituto toscano - delle difficoltà del bilancio pubblico, ma anche di normative che rendono estremamente difficoltoso avviare ogni processo di investimento". E senza investimenti la crescita non può che mantenersi su profili molto bassi, impedendo miglioramenti evidenti nella produttività del paese - se non contraendo il costo del lavoro - oltre al rischio di essere più esposti agli effetti di congiunture negative.  Il potenziale di lavoro inutilizzato (disoccupati, scoraggiati, occupati a tempo ridotto in modo involontario) è ancora ampiamente sopra livelli socialmente accettabili.

C'è poi la questione degli squilibri territoriali. La crisi ha acuito il divario tra la Toscana centrale e la costa, dove si sono concentrate le maggiori criticità. Nel 2016 i due territori si sono riavvicinati, ma più per la difficoltà (in alcuni casi già superate) anziché per una crescita dell'economia costiera. Dal 2009 Livorno ha perso l'11 per cento di addetto, qualcosa come 7000 posti di lavoro (anche se l'emorragia negli ultimi anni si è stabilizzata), altri 2500 sono scomparsi a Piombino (7%) e un po' meno della metà a Massa Carrara (6 per cento). Le note più positive provengono dalla Toscana del sud, che ha tratto vantaggio sia dai buoni andamenti del turismo che da una forte espansione del suo settore manifatturiero.

La priorità deve essere la crescita, rilancia Irpet: sono necessari investimenti, quelli pubblici assieme a quelli privati. Indicazioni per la rotta? Continuare ad investire finanziamenti e risorse pubbliche sulle imprese più dinamiche, capaci di un effetto trainante.

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