Le protesi delle dita potrebbero diventare "sensibili" aiutando di fatto, le persone, a poterne controllare i movimenti come se fossero arti naturali. Per adesso si tratta di sperimentazione ma i risultati del progetto di ricerca PPR3 attuato dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa in partnership con il Centro di protesi Inail di Budrio, potrebbero consentire di realizzare concretamente protesi indossabili capaci - grazie a sensori tattili - di restituire alle persone che hanno subito amputazioni parziali della mano, la sensibilità perduta.
“Grazie anche a questa collaborazione sottolinea il Presidente INAIL, Massimo De Felice – l’Istituto rafforza ulteriormente il suo impegno sul fronte della ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate di cui possano beneficiare i suoi assistiti. L’eccellenza della Scuola Superiore Sant’Anna nell’ambito dell’innovazione scientifica è destinata a integrarsi efficacemente con l’esperienza applicativa maturata dal nostro Centro Protesi sul fronte della protesica e della riabilitazione”.
I primi risultati del progetto sono stati presentati a Roma, nel corso del seminario “Sviluppo di un sistema protesico nelle amputazioni digitali della mano”, organizzato presso il Parlamentino INAIL. Un studio importante, come confermato anche dai dati ufficiali forniti dal Ministero della Salute, secondo cui ogni anno in Italia sono oltre 3mila i casi di malformazioni congenite o amputazioni degli arti superiori. Più dell’80 per cento di questi casi riguardano la mano e le dita ed avvengono in ambito lavorativo. La mano rappresenta in particolare, è sede della maggior parte delle capacità sensoriali dell’uomo, oltre a permettere la presa e la manipolazione degli oggetti.