Cultura/ARTICOLO

Lavia inaugura il Teatro Niccolini con L'uomo dal fiore in bocca

Da mercoledì 12 ottobre a mercoledì 2 novembre il grande attore italiano riporta sui palchi fiorentini uno dei capolavori di Luigi Pirandello

/ Redazione
Mer 12 Ottobre, 2016
Gabriele Lavia e Michele Demaria, foto di Tommaso Le Pera

Dopo Sei personaggi in cerca d’autore, passando per Vita di Galileo di Brecht, Lavia torna al drammaturgo agrigentino che più di ogni altro ha segnato la cultura, e di conseguenza il teatro, del nostro tempo.

Essendo di origine siciliana sono molto legato a questo autore. - ha dichiarato l'attore - Ho sempre avuto un amore viscerale per lui. Mia nonna da piccolo mi leggeva le sue novelle con un accento che purtroppo non riesco a fare. E quei suoi personaggi sghembi, storti, me li ricordo: erano gli stessi che venivano a trovarci in casa. Lo sappiamo bene quanto Pirandello considerasse la vita un’enorme ‘pupazzata’, mimando il grande palcoscenico di alienati del Re Lear di Shakespeare. È l’intuizione che sta alla base della sua poetica. Gli uomini non si muovono, ma sono mossi, non parlano, ma sono parlati. Nei Sei personaggi ci sono degli attori, goffi, maldestri e rappresentano gli uomini che vivono. Noi viviamo recitando una parte che in realtà però non è viva, è qualcosa di morto, perché è eterna, come i personaggi, che vengono a chiedere di essere messi in vita”.

L’uomo dal fiore in bocca di Pirandello è la scena maestra dell’incomunicabilità, della solitudine che si aggrappa alla banalità dei particolari più piccoli e insignificanti del quotidiano per cercare di rintracciare una superiorità della vita sulla morte. Al Teatro Niccolini di Firenze da mercoledì 12 ottobre a mercoledì 2 novembre, Gabriele Lavia, con Michele Demaria e Barbara Alesse, prova a trattenere quella vita un altro po’, prima della fine.

L’atto unico, rappresentato per la prima volta il 21 febbraio 1923 al Teatro Manzoni di Milano, è un colloquio fra un uomo che si sa condannato a morire fra breve, e per questo medita sulla vita con urgenza appassionata, e uno come tanti, che vive un’esistenza convenzionale, senza porsi il problema della morte. L’autore, come in altri casi, trasse il testo teatrale da una novella scritta anni prima e intitolata La morte addosso.

“La morte addosso potrebbe essere il sottotitolo di tutta l’opera letteraria di Pirandello – scrive Gabriele Lavia nelle note di regia – si sa che fin dalla sua fanciullezza il piccolo Luigi fu come “risucchiato” dall’orrore e dal mistero della morte". L’originale pirandelliano è stato arricchito da Gabriele Lavia con altre novelle che affrontano il tema della donna e della morte.

La scenografia imponente è stata disegnata da Alessandro Camera e realizzata interamente nei laboratori del Teatro della Pergola, riaperti appositamente per questa produzione della Fondazione Teatro della Toscana e del Teatro Stabile di Genova. La struttura portante, alta almeno 9 metri, tutta in legno di pioppo, regge le vetrate annerite di una vecchia stazione. Ai lati vi sono lunghe panchine con scanalature e braccioli a motivi semicircolari, mentre il pavimento è composto di 92 tasselli d’abete e ricoperto da uno strato di decorazione a motivi geometrici; al centro, incombente, un grande orologio che ha smesso di girare.

Per informazioni:
http://www.teatrodellatoscana.it/#teatro-niccolini

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