Sul massiccio appenninico del monte Falterona, vicino alle sorgenti dell’Arno a circa 1380 metri di altezza, si trova una luogo misterioso e affascinante, frequentato dalle genti etrusche fin da tempi remotissimi. Si tratta di uno piccolo specchio d’acqua, nato alla confluenza di due movimenti franosi ed alimentato da una sorgente oggi completamente scomparsa, nel quale i Rasenna - questo il nome che si erano dati gli antichi abitanti della Toscana – gettavano i loro oboli e le loro statuette votive per ingraziarsi gli dei durante i loro lunghi viaggi in direzione della Pianura Padana. Si poteva trattare di eserciti che si muovevano per scopi militari, di mercanti che provenivano dall’Etruria centro meridionale oppure di semplici pastori che in estate portavano le loro greggi verso le alture. L’area fu oggetto di scavi archeologici già nell’Ottocento. Nel maggio del 1838, venne recuperata una prima statuetta bronzea che raffigurava Ercole con la pelle di leone e a Stia si formò una società con lo scopo di effettuare ricerche nel lago che allora veniva chiamato “della Ciliegiata”. Nel corso del tempo vennero recuperati oltre 600 oggetti tra cui statuette di bronzo, piccole teste, parti anatomiche e figure animali, fibule e una grande quantità di monete. La collezione, interessantissima sotto tutti i punti di vista, dopo il rifiuto da parte della Regia Galleria del Granducato di acquisirla, venne venduta a collezionisti privati e i pezzi più pregiati finirono nei musei stranieri tra cui il British Museum e il Louvre. Al museo londinese per esempio si possono vedere una bellissima Kore di V secolo a.C., l’Ercole nudo databile al 450 a.C., un guerriero con corazza della fine del V secolo e un giovane offerente alto 50 centimetri. Grazie alla Soprintendenza Archeologica di Firenze negli anni Settanta del Novecento le ricerche ripresero e portarono alla luce nuovi reperti. Tra il 2007 e il 2008 si è infine proceduto ad un’analisi approfondita e allo svuotamento dell’invaso. Oggi, dopo il recupero del materiale archeologico, presentato qualche anno fa in una mostra curata dal Gruppo Archeologico Casentinese al Museo archeologico di Bibbine, il sito è stato ripristinato ed inserito all’interno di un percorso escursionistico- didattico di grande interesse. In particolare si è provveduto a ristabilire il manto erboso ai bordi del laghetto e regolare con un apposito condotto le acque impedendo esondazioni in caso di forti precipitazioni meteoriche. Il lago degli Idoli ha così riacquistato il suo antico fascino e la sua magia, che ne aveva fatta una meta ambita dai viandanti etruschi in cerca della benevolenza degli dei.