“In campo idrico quello che serve è un gigantesco piano di investimenti, 60 miliardi di euro in Italia, 3,5 miliardi in Toscana per recuperare il ritardo infrastrutturale e per centrare gli obiettivi di politica ambientale che le Direttive Europee ci impongono. Continuare a discutere sugli affidamenti, sul pubblico e privato nelle gestioni rischia di essere solo demagogico, oltre che produrre un messaggio sbagliato ai cittadini.” Con queste parole Alfredo De Girolamo, presidente Confservizi Cispel Toscana, ha parlato durante la conferenza stampa sull’acqua pubblica tenutasi a Firenze.
“Il Servizio idrico in Italia ha bisogno di un quadro normativo di affidamenti stabile, chiaro e duraturo che consenta alle aziende che operano, a prescindere dallo loro composizione proprietaria, di gestire piani di investimenti di lunga durata. – ha affermato De Girolamo - Occorre poi un sistema tariffario che, in mancanza di finanziamenti pubblici, consenta la realizzazione degli investimenti o il loro finanziamento, garantendo la copertura dei costi e l’adeguata remunerazione del capitale investito”.
“La campagna referendaria in atto mina esattamente questi due aspetti, - ha commentato De Girolamo - mettendo quindi a rischio gli investimenti nel nostro Paese in questi anni, con gli effetti immaginabili: una rete che si deteriora, le perdite che aumentano, il sistema di depurazione incompiuto che infrange le norme comunitarie di tutela dell’ambiente. Il vero ritardo che abbiamo non è solo sulle perdite di rete ma è sulla parte di depurazione delle acque reflue, dove potrebbero essere adottati strumenti di riutilizzo e dove soprattutto saremmo obbligati dall’Unione Europea a rispettare standard ambientali molto ambiziosi”.
In Europa le tariffe dell’acqua – secondo uno studio di Confservizi Toscana che rielabora i dati del Water Global Intellingence - sono molto più alte che in Italia, in Germania si paga mediamente 4 volte di più, in Francia quasi 2 volte e mezzo di più. L’Italia è il Paese europeo dove l’acqua è meno cara, e questo si ripercuote inevitabilmente sulla capacità di investimento e sulla possibilità di migliorare la rete acquedottistica e quindi il servizio ma anche la fognatura e la depurazione. In Toscana negli ultimi 9 anni le aziende del servizio idrico hanno investito 1,5 miliardi di euro, è la regione migliore in Italia in termini di investimento.
“Il dibattito sull’acqua che sta interessando i cittadini in queste settimane è parziale e poco fondato. – ha commentato il presidente di Confservizi Cispel Toscana - Si parla di acqua privata e di gestioni private, ma l’acqua non può essere privatizzata, né tantomeno le reti, gli acquedotti che sono demaniali. La gestione privata può essere un modello ma non è quello attuato nel nostro Paese, dove operano società miste pubblico-privato o società interamente pubbliche. La campagna referendaria, ovviamente legittima, non deve trasformarsi nell’ennesima occasione per ritardare investimenti improrogabili e i processi di industrializzazione necessari per realizzare una massa di investimenti così consistente”.
“Un dibattito sensato sarebbe semmai sul metodo tariffario, - ha auspicato De Girolamo - che potrebbe esser aggiornato e perfezionato, e sul funzionamento delle autorità di programmazione e controllo. L’attuale tariffa idrica potrebbe senz’altro esser migliorata tenendo conto di molte variabili, come la numerosità dei nuclei familiari, lo sgravio per utenti virtuosi, le famiglie indigenti. Le autorità di ambito oggi esistenti ed in procinto di cessazione a seguito del Decreto Calderoli, dovranno esser sostituite dalle Regioni e ci auguriamo che siano organismi autorevoli, forti ed indipendenti, che abbiano possibilità vera di controllo e tutela degli utenti”.
“Quel che è certo è che in nessun modo il servizio idrico può essere trattato, - secondo De Girolamo - all’interno dell’Unione Europea, come un servizio particolare rispetto ai servizi di interesse generale a rilevanza economica, non esistendo alcun riferimento a questa specificità nell’ordinamento comunitario. Si tratta di un servizio di natura industriale, che va garantito in tutta Europa con un sistema di regole chiaro ed efficace”.
Il ritardo italiano sull’acqua – alcuni dati
La Direttiva Comunitaria sull’acqua impone che entro il 2014 debba essere completato il servizio fognatura a tutti gli utenti, entro il 2015 quello di depurazione. L’Italia ha un grave ritardo soprattutto in questi due ultimi settori dovuti alla mancanza di investimenti.
Percentuale di copertura dei servizi di acquedotto, fognatura, depurazione.
Servizio Acquedotto Fognatura Depurazione Perdite
Media Italia 95,5 84,7 70,4 32,1
Media Toscana 94 84 69 27
Media Europa 99 94,5 94,5 17,3
• Estensione del servizio acquedotto in Italia si ferma al 95,5 % ma difficoltà di approvvigionamento in alcune aree e in un alcuni periodi, e crisi idriche prolungate in momenti di siccità.
• Servizio fognatura ancora incompleto: 84,7 % della popolazione servita, con punte in alcune aree del 30-40 %
• Servizio depurazione ancora incompleto: 70,4 % della popolazione servita,
• Perdite di rete alte: 37,3% differenza fra volume immesso in rete e volume fatturato in un campione significativo di gestioni.
Oggi in Italia gli investimenti nel settore idrico vengono sostenuti quasi esclusivamente attraverso la tariffa, che non riesce a coprire tutto quello che sarebbe necessario fare. Il risultato è quello che stiamo impoverendo il patrimonio acquedottistico consegnando alle generazioni successive una rete che va deteriorandosi. L’Italia investe nel servizio idrico troppo poco e anche se la Legge Galli ha promosso la pianificazione degli investimenti necessari essi sono stati inferiori rispetto a quelli effettuati nei principali Paesi Europei.
In allegato un vademecum di 20 risposte per 20 domande per fare chiarezza sulla gestione pubblica dell’acqua, sui costi del servizio, sui gestori toscani, sugli utili.