Gli echi degli attentati di Parigi si 'infrangono' sulle mura del Salone dei Cinquecento di Firenze, con un messaggio di libertà, modernità e pace quanto mai attuale. Le parole del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella - precedute da quelle del sindaco fiorentino Dario Nardella e del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi - insistono sul valore della democrazia italiana, che "non ci sarebbe stata senza la Firenze del quindicesimo e sedicesimo secolo".
"Nel dna italiano ed europeo - ha sottolineato Mattarella davanti alla platea del Salone dei Cinquecento, piena di studenti delle scuole fiorentine - è iscritto uno straordinario impasto di cultura, di umanità, di idee di libertà e di relazioni sociali. E' parte della vita che viviamo ed è ragione del nostro desiderio di migliorarci. Dobbiamo tenerlo presente nel momento in cui il terrorismo sferra il suo attacco contro la nostra Europa e porta morte e barbarie in una delle sue città". Nel pomeriggio il Presidente della Repubblica si è recato all'Accademia della Crusca dove è stato nominato "Accademico Onorario".
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Un messaggio che è stato preceduto dalla lettura di alcuni stralci della prima seduta della nona Legislatura del Regno d'Italia, che il 18 novembre 1865 si svolse proprio all'interno del Salone dei Cinquecento come primo atto formale del passaggio di capitale da Torino a Firenze.
"Allorquando nella città generosa, che seppe custodire i destini d'Italia nella rinascente sua fortuna - dichiarava Vittorio Emanuele II quel 18 novembre, riletto oggi dall'attore Stefano Accorsi - io inaugurava le sedute del Parlamento, le mie parole furono mai sempre d’incoraggiamento e di speranza. Vi seguirono costantemente fatti luminosi. Coll’animo aperto alla stessa fiducia, oggi vi ho riuniti intorno a me in questa nobile sede d’illustri memorie. Qui pure, intenti alla piena rivendicazione della nostra autonomia, sapremo vincere qualunque ostacolo".
"La lezione che viene a 150 anni di distanza - ha dichiarato nel suo intervento il presidente toscano Rossi - è quella di non temere la modernità, ma di esserne i più autentici interpreti. Oggi viviamo una fase di cambiamenti istituzionali non meno impattanti, e l'Ente che rappresento è uno dei soggetti centrali di queste trasformazioni. Per poter continuare a produrre modernità, penso che la Toscana e Firenze possano dare un contributo, forti del loro passato, senza temere le sfide presenti e future. La memoria di Firenze capitale è, in questo senso, una grande lezione patrimonio di tutti".
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