Il giocatore del Calcio storico fiorentino che anima la curva Fiesole dello stadio Franchi (ma preferisce il kebab alla bistecca), la commessa persiana che lavora in un chiosco di lampredotto, il venditore di tappeti che cita Serse e la musicista che suona il liuto iraniano al santuario della Verna.
Sono tra i venti protagonisti ritratti nelle foto della mostra reportage 'Persia Mon Amour' sulla comunità iraniana a Firenze, la città italiana con la più alta percentuale di cittadini iraniani (oltre 2000), ideata e progettata dal fotografo Edoardo Delille e dal giornalista Jacopo Storn aperta fino a lunedì 28 aprile alla galleria di tappeti antichi Boralevi.
Il progetto è realizzato in occasione della quinta edizione del Middle East Now, il festival di arte e cinema dedicato al Medio Oriente. Tra i protagonisti dei ritratti anche il commerciante di tappeti star delle televendite sulle reti locali, il dissidente che promuove cortei anti-ayatollah, il rifugiato politico condannato a morte a Teheran ma anche l'architetto che ha chiamato sua figlia Sussan, che in persiano significa Giglio.
Le foto li ritraggono all'interno di un quadrato nero (sullo sfondo Firenze) che, nell'idea del fotografo, "rappresenta la loro identità culturale, bella e pesante al tempo stesso, e il loro Iran, velato e oppresso, però unico e indimenticabile". "Gli iraniani di Firenze - ha detto Storni - amano l'Italia perché credono che è un paese in cui come l'Iran i rapporti umani hanno ancora un valore".