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La Città dei Diari premia Moretti Vince l'infanzia negata in Sicilia

Il regista romano ha ricordato con parole commosse Saverio Tutino. Il 28° Premio Pieve va alle memorie di Castrenze Chimento

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
“Tutti quelli che hanno conosciuto Saverio Tutino e visitato Pieve si sono innamorati di lui e dell'idea che ha realizzato qui”. Con queste parole piene di commozione Nanni Moretti ha ricevuto oggi a Pieve Santo Stefano il Premio Città del Diario, che ogni anno va a un personaggio della cultura che si è distinto per il suo impegno sul tema della memoria. Il regista romano dal palco ha ricordato l'amico Saverio, fondatore dell'Archivio dei diari e scomparso lo scorso anno: in questa prima edizione del Premio Pieve senza di lui la giura ha voluto attribuire il riconoscimento all'autore di “Caro Diario” non solo perché “meglio di chiunque altro ha saputo intrecciare cinema e autobiografia” ma perché era un amico di Tutino e lui se avesse potuto avrebbe voluto premiarlo di persona.

Moretti ha ricordato il felice incontro con l'Archivio dei diari, avvenuto per caso nel 1989
, proprio mentre andava in macchina a Venezia a presentare “Palombella Rossa”: aveva appena girato un film che racconta un'amnesia ed è letteralmente inciampato nell'unico santuario italiano dedicato proprio ai ricordi. “Io ho molto rispetto per i diari – spiega Moretti – credo che il tema della memoria, del rapporto con il nostro passato, sia un nodo cruciale per il nostro paese.”

C'è indubbiamente un legame tra il regista che in “Hamebus papam” ha voluto svelare la persona che si cela dietro il personaggio pubblico, persino quando si tratta di un papa, e l'Archivio che ogni anno raccoglie centinaia di storie da tutta Italia: vite comuni eppure straordinarie, tutte degne di lasciare la loro traccia, di sopravvivere allo scorrere del tempo.
Di tutte le testimonianze arrivate quest'anno sono state otto ad arrivare in finale al Premio:
vicende di infanzia negata, di guerra, ma anche di speranza, della voglia di essere felici che lotta contro tutte le difficoltà e a volte riesce a superarle. Del desiderio di lasciare un segno del proprio passaggio, di raccontarsi per dare un senso a tutto quello che è successo.

Il vincitore del 28° Premio Pieve è l'emblema del potere sacrale della scrittura, Castrenze Chimento, classe 1935, analfabeta che ha imparato a scrivere all'età di 74 anni
proprio per realizzare il suo più grande sogno: mettere su carta la propria storia. Il suo diario, “L'odissea della mia vita”, ambientato in una Sicilia arcaica degli anni Quaranta, rievoca un'infanzia di abusi, abbandono e violenze con una scrittura sorgiva, lirica e visionaria capace di un'empatia quasi magica con la natura.

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