Befane
“La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana, via viva la Befana!” dice la famosa filastrocca, ma da dove viene veramente la simpatica vecchietta che regala dolciumi solo ai bambini che sono stati buoni durante l’anno?
I Re Magi e i doni per Gesù Bambino
Secondo una versione "cristianizzata" di una leggenda risalente intorno al XII secolo, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una signora anziana. Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentita di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.
La Befana e il Befanotto
In alcune versioni si dice che sia la moglie di Babbo Natale, o in altre una sua amica o una sua parente. In altre ancora si racconta che la Befana abbia un marito (Il Befanotto) molto vecchio, brutto a tal punto da incutere terrore nei bimbi vedendolo arrivare, mentre accompagna la sua vecchia e malandata moglie.
I riti propiziatori pagani
Ma la vera origine della Befana (corruzione lessicale di Epifania dal greco epifáneia) sembra risalire a riti propiziatori pagani, risalenti al X-VI secolo a.C., legati ai cicli stagionali legati all'agricoltura, relativi al raccolto dell'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo. Gli antichi Romani ereditarono tali riti, associandoli quindi al calendario romano, e celebrando, appunto, la fine dell'anno solare, fondamentalmente il solstizio invernale e la ricorrenza del Sol Invictus. La dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti, da cui il mito della figura "volante".
Rito del falò e carbone
L'aspetto da vecchia sarebbe anche una raffigurazione simbolica dell'anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare, così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare dei fantocci vestiti di abiti logori, all'inizio dell'anno. Dall'antico rito del falò, deriverebbe dunque il carbone - o anche la cenere - inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci, in ricordo, appunto, del rinnovamento stagionale, ma anche dei fantocci bruciati. Nell'ottica morale cattolica dei secoli successivi, nella calze e nelle scarpe veniva inserito solo il carbone come punizione per i soli bambini che si erano comportati male durante l'anno precedente.