Il docu-film di Gabriele Del Grande, Io sto con la sposa, è stato accolto con grande favore di pubblico e critica all'ultimo festival del cinema di Venezia. Il regista lucchese Gabriele Del Grande, insieme ad Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry, per realizzare il film ha raccolto un gruppo di circa venti persone a Milano, tra siriani e palestinesi, diretti verso la Svezia, paese che notoriamente offre asilo politico ai profughi, inscenando con loro un finto corteo nuziale per poter passare più facilmente le frontiere.
Il film arriva al cinema Stensen di Firenze (Vial Don Minzoni 25/a) il 7 ottobre alle 17.00, proiettato alla presenza del regista. Un evento imperdibile, anche per conoscere da vicino Gabriele Del Grande, giornalista lucchese che da tempo si batte per dare una voce ai tanti disperati che fuggono dai paesi in guerra e fondatore del sito Fortress Europe (http://fortresseurope.blogspot.it/) che raccoglie i nomi, le foto e le memorie dei migranti morti nel tentativo di raggiungere l'Europa.
Il film documenta un'avventura di tre giorni, un esodo in smoking e abito bianco da sposa a bordo di auto di lusso, noleggiate per aggirare il controlli, con il lieto fine: i migranti arrivati fortunosamente nel nostro paese con un barcone attraccato a Lampedusa, sono riusciti a raggiungere Stoccolma. Un film insolito e molto interessante, non solo per le modalità della fuga ma per gli interrogativi che pone sulle nuove migrazioni, sui diritti di chi fugge dalle guerre, sull'accoglienza che l'Italia e l'Europa non riescono a garantire a chi cerca una vita migliore.
Per la realizzazione del film sono stati raccolti quasi 100mila euro grazie al crowdfunding al quale hanno partecipato con il loro contributo 2500 persone da Europa, l'Africa, Stati Uniti, Tailandia e molti Paesi arabi.
“Al momento dell'uscita del film - aveva dichiarato prima della presentazione a Venezia Del Grande - potremmo essere condannati fino a 15 anni di carcere per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ma siamo pronti a correre il rischio. Perché abbiamo visto la guerra in Siria con i nostri occhi, e aiutare anche una sola persona ad uscire da quel mare di sangue, ci fa sentire dalla parte del giusto”. Per info clicca qui