Made in Toscana/ARTICOLO

Intervista a Ferruccio Ferragamo

Uno dei grandi nomi della moda toscana

/ Ginevra Barbetti
Mar 10 Dicembre, 2013
Ho incontrato Ferruccio Ferragamo a Palazzo Spini Feroni, in quell’atmosfera unica che mantiene inalterato il fascino di una moda senza tempo, dove toscanità è la parola chiave per un’impresa di successo, in tutte le sue declinazioni.

La mia prima curiosità riguarda il rapporto tra moda e tecnologia e come quest’ultima deve adattarsi, secondo lei, alle nuove forme comunicative.

Oggi la tecnologia è diventata una cosa importantissima, la troviamo sia nella gestione, sia a livello di funzionamento che di ricerca. Sono tanti anni che lavoro e ho ancora vivo il ricordo di quando arrivò il fax in ufficio. Era una cosa che ci sembrava fantastica, quella di poter trasmettere documenti dai nostri negozi. Penso che oggi abbiamo ancora molto da scoprire e in azienda continuiamo ad investire molto nell’applicazione di queste attività, avendo una catena di negozi che gestiamo direttamente. La tecnologia ci supporta con dei riscontri effettivi. Il 2009 è stato un anno particolarmente difficile nel mondo e noi dobbiamo essere sempre più pronti a fronteggiare queste crisi, anche grazie agli strumenti che l’informatica ci offre. C’è un risvolto della medaglia, credo che questa informazione, viaggiando online in modo così rapido, abbia bisogno di essere filtrata. Sono convinto che sicuramente c’è stata una crisi forte ed effettiva, ma anche un tam tam che ha fatto impaurire la gente, quando per il bene dell’economia ci vuole decisamente più ottimismo.


In ambito formativo, quanto si deve mantenere vivo il rapporto legato alle tradizioni e quindi alla toscanità e quanto è invece necessario uniformarsi e modernizzarsi per avere successo nel settore moda?

E’ necessario trovare un giusto compromesso, avere una matrice forte, perchè quello che è Toscana conserva indubbiamente un sapore di tradizione e di belle cose, oltre ad un forte legame con la storia. Ma è chiaro che l’uno non debba escludere l’altro, dal momento che se il resto del mondo, con le sue opportunità, viaggia ad una velocità stratosferica è importante mantenere il giusto rapporto tra tradizione, innovazione e ricerca. Credo che Polimoda sia un buon mix delle tre cose, tutti i nostri studenti hanno infatti accesso a strumenti e mezzi di ultima generazione. Ai miei sei figli dico sempre che nella vita devono fare quello che vogliono, seguendo la loro strada. Per fare questo è necessario avere una buona preparazione, essere padroni delle lingue per muoversi nel mondo e conoscere l’ informatica. Oggi i giovani hanno questa facilità di apprendere e di comunicare, questo è decisamente importante.

Ho avuto modo di passare una giornata al Borro e le aspettative sono stati conformi ad una realtà lontana, così bella che sembra un dipinto vivente. Mi vuol parlare di quest’attività e di quanto la differenza generazionale con i figli che collaborano con lei abbia influito nella riscoperta di questo piccolo paese dell’anno 1.000?


Il Borro è una mia passione/business, dove lavora mio figlio che segue sempre nuovi progetti. Direi che ci siamo completati, io sono forse più riflessivo data l’età, rispetto a lui ho 25 anni di differenza, mentre Salvatore è più impulsivo perchè più giovane, vorrebbe mettere in pratica all’istante ogni idea che gli passa per la testa. Lui si è sempre molto dedicato a quest’attività, ha fatto dei corsi di sommelier imparando la tecnica. Al nuovo centro del Borro, La Corte, aprirà quello che noi chiamiamo "VinCafé", cioè un Lounge Bar dove, dalla prima mattina fino alla sera, sarà possibile bere e mangiare qualcosa di leggero, con piatti caldi e freddi, in alternativa all’osteria. Insieme ad una piscina e a una gym, verrà realizzata una zona nuova per il relax dei nostri clienti. Poi ho pensato di allestire una mostra di stampe e pitture, dove i visitatori che vengano al Borro ad assaggiare il vino, potranno farlo in quest’ atmosfera particolare. Il Borro è nato perchè ero solito andarci a caccia, era la mia riserva. E’ stato un colpo di fulmine, mi sono innamorato come di una bella donna, anche se il tutto era lasciato un po’ al suo destino, come una sleeping beauty, intatto e mai stato per fortuna restaurato, ma bisognoso di essere curato e seguito. Riunii così la mia famiglia ed i miei figli e dissi che in questo luogo avrei visto una struttura perfetta per fare hospitality, curando gli immobili, mettendo infrastrutture e sistemando dove fosse stato necessario, con tutti i comfort ed i più avanzati sistemi di controllo. Tornando alle differenze d’opinione generazionali, quando io decisi di prendere in mano il progetto del Borro pensai che non avremmo mai prodotto del vino. Invece Salvatore nel 1999 mi fece riflettere su quanto questo aspetto sarebbe potuto essere importante per far conoscere l’agriturismo. Ora sono più tifoso io di lui, ci spalleggiamo a vicenda, stiamo pensando a nuovi progetti, oltre poi alla rete distributiva, abbiamo un logistico che ci permette di saltare importanti costi di distribuzione, anche questo è stato un successo. Mio figlio è un entusiasta, ci troviamo molto d’accordo. Credo nelle famiglie unite, nel lavoro, nella forza di un rapporto che porta a qualcosa di costruttivo. Grazie all’unione della mia famiglia abbiamo dato vita a quello che era il sogno di mio padre.


Qual è il suo rapporto con l’arte, anche in riferimento al Museo Salvatore Ferragamo, e con la musica?

La musica mi piace tutta, non dev’essere invadente e va ascoltata nei momenti giusti. Deve necessariamente variare in base all’attimo in cui la si vive. Ascolto musica classica, pop, mi piace molto ballare. Sono sportivo e credo che la danza faccia bene alla salute, anche se bisogna essere nel mood giusto, ci sono momenti e circostanze per farlo. Quando lavoro al computer o sono in treno, la musica mi accompagna in ogni mia attività. Quanto all’arte, siamo privilegiati a vivere in questa meravigliosa città storica. Mi padre scelse Firenze perchè era generatrice di un’ ispirazione continua, l’arte, come la storia che arricchisce e stimola la creatività. Molto spesso critichiamo cose moderne, come ad esempio, quando costruirono il Duomo, ci fu un grande scandalo a Firenze per questa struttura così innovativa. Il Museo nasce per caso, partendo dai 13.000 modelli in archivio, per volontà di mia sorella Fiamma. In Messico, dove il brand è letteralmente adorato, alcune signore mi chiedevano di poter acquistare i modelli di scarpe che avevano fatto la storia del marchio. Così ci pensai e diedi vita a questo progetto legato alla riproduzione fedelissima dei modelli di un tempo che ha riscosso un successo incredibile. Le scarpe sono dei pezzi d’arte, anche molto impegnative da realizzare. Le nostre Ferragamo Creations sono il fiore all’occhiello dell’azienda. Abbiamo adesso in programma di ospitare per due mesi la mostra dedicata a Greta Garbo, per poi tornare con una nuova versione aggiornata del museo. Ci sono dei momenti che sono come la musica, rivivono secondo i tempi e le circostanze, anche il museo segue la tendenza che è la sorgente per i nostri creativi, ricordando sempre da dove veniamo.

Per approfondire:

http://www.ilborro.it/
http://www.polimoda.com/it/home.html


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