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Innovazione: viti più resistenti alle malattie grazie al 'dna migliorato'

Il Consorzio Chianti chiede alla Regione la possibilità di inserire la 'vite resistente' tra le piante coltivabili. Una sperimentazione già attiva in Veneto e Friuli

/ Redazione
Ven 4 Agosto, 2017
vino consorzio chianti

L'innovazione entra in vigna per la coltivazione di viti dal 'dna migliorato' che siano più resistenti alle malattie. In alcune regioni d'Italia ormai questa è già una realtà, come accade in Veneto e Friuli. In Toscana invece è il Consorzio Chianti a chiedere alla Regione la possibilità inserire questo tipo di 'vite resistente' tra le piante che si possano coltivare. 

In sostanza - spiegano dal Consorzio - si tratta di viti che mantengono tutte le proprie caratteristiche di aroma, profumo e gusto dei propri “genitori”, dal merlot fino a chardonnay, cabernet-sauvignon e anche sangiovese.

“Il Consorzio è aperto all'innovazione, alla ricerca e alla sperimentazione – spiega il direttore del Consorzio Vino Chianti Marco Alessandro Bani in queste tre parole rientra anche l'esperienza del vitigno resistente alle malattie che va provato in pieno campo, solo così avremo risposte certe sulla idoneità della produzione”.

Bani ha tenuto poi a precisare che per le viti resistenti si tratta di "incroci di vitigni, “ibridi interspecifici”, per la precisione, niente a che vedere dunque con gli ogm”.

Ma come nascono questo tipi di viti? Si tratta di una sperimentazione iniziata nel 1998 grazie al lavoro di un team di ricercatori dell'Università di Udine, in collaborazione con l’Istituto di Genomica Applicata e Vivai Cooperativi Rauscedo. I ricercatori sono dunque riusciti ad arrivare a stabilire e raggiungere un programma di miglioramento genetico che portato a una nuova serie di vitigni ibridi, oggi molto più resistenti della vite tradizionale a malattie crittogamiche. Quali sono quindi i vantaggi di coltivare una vite di questo genere? I ricercatori hanno confermato che la vite resiste a malattie come peronospora e oidio e questo consente una coltivazione più sostenibile, sia dal punto di vista ambientale ma anche economico, grazie al risparmio di prodotti fitosanitari. Queste viti super resistenti permettono di risparmiare l'80% di medicinali per le piante (circa 1000 euro l'anno per ettaro).

Conferma la teoria del Consorzio anche il presidente della sezione toscana dell'Associazione Enologi Enotecnici, Ivan Giorgio Tarzariol che ha spiegato come il vino generato da questo tipo particolare di vitigno "sia interessante dal punto di vista qualitativo, dal gusto pulito, che rimanda alla loro origine".