Si è inaugurata alla presenza di tutte le autorità cittadine la mostra Haute Couture – Haute Carture, nelle sale della fortezza di Castelluccio di Pienza, nell'ambito del Festival Incontri in terra di Siena.
La collezione privata di Fulvia Mazzuoli, che ripercorre gli ultimi trent'anni della moda italiana, si incontra con gli abiti di carta – vere e proprie opere d'arte - di Cinzia Verni.
La mostra nasce dall'idea di unire due mondi e due creatività: la Moda vissuta negli ultimi trent'anni da Fulvia Mazzuoli nel suo percorso di impresa e professionale, e l'Arte di Cinzia Verni abile nel lavorare la carta costruendo abiti-scultura.
Si possono ammirare abiti dei più importanti marchi del made in Italy , una piccola collezione con un significato particolare per la Mazzuoli, che la ha raccolta dagli anni 80 al 2000.
Gli abiti di stoffa si incontreranno con i vestiti d'arte di Cinzia Verni. L'artista interverrà per mettere un pò di ironia attraverso “i giochi di carte”, come ama definire le sue creazioni.
E' in mostra l'abito patriottico per i 150 anni dell'unità; alcuni completi "a sorpresa", cioè una parte di alta sartoria e l'altra in carta, opera della Verni. Un esempio per tutti: lo splendido corpetto ricamato e decorato con pietre dure accoppiato ad una gonna vaporosa fatta con tovaglioli di carta, che è l'immagine scelta per rappresentare la mostra. Cinzia Verni oltre a usare materiali riciclati - pirottini da pasticceria o filtri di te già usati – crea lei stessa le sue carte con seta, lino e cotone. Moda, arte e design si fondono nelle sue opere, come nel vestito da sposa o nel kimono esposti in una delle sale di Castelluccio di Pienza.
Così parla di lei il critico d'arte Luca Cesari:
“Possiamo immaginare la grande carture, la sartoria di carta di Cinzia Verni come un laboratorio mentale estremamente delicato di arguzie e modi di sentire. Il suo discorso si può avvertire pienamente legato ai trascorsi in una grande sartoria di moda; ma nello stesso tempo l’artista toscana crea abiti, scarpe e altro come sculture indossabili che prendono l’aspetto di un personale e contraddittorio museo dei sentimenti. Così Cinzia Verni dà forma ai suoi abiti-racconto caratterizzati da una vestibilità tutta letteraria, arbitraria, comunque metaforica. Tutto fa credere che la sua sia una sartoria delle allusioni in cui, sotto l’innocuo sembiante degli accessori come tali gli abiti tendono ad essere oggetti mentali. Confezioni non di abiti ma di idee. (…) “