Per oltre otto secoli i monaci Camaldolesi hanno gestito le foreste e l’agricoltura nell’Appennino centrale dando vita a un modello di tutela delle risorse naturali flessibile e durevole, creando un'economia florida e costruendo un tessuto sociale esemplare. In sintesi hanno coltivato la foresta casentinese, trasformandola in quello che noi conosciamo oggi.
Per comprendere e recuperare i segreti di questo antico sapere il 28 maggio, presso il Monastero di Camaldoli, viene presentato il primo volume, di una serie di quattro, realizzato dall’Osservatorio Foreste in collaborazione con il Collegium Scriptorium Fontis Avellanae e intitolato Il Codice Forestale Camaldolese. Le radici della sostenibilità.
Al libro si affianca il lavoro di digitalizzazione del Codice forestale camaldolese, una banca dati on-line (www.inea.it/prog/camaldoli) che contiene libri, fondi, fogli sparsi e lettere prodotti dai monaci in 857 anni e custoditi presso la biblioteca e l’archivio di Camaldoli, l’Archivio di Stato di Firenze e in numerose collezioni private. Un complesso lavoro archivistico che permette oggi di accedere attraverso un unico canale digitale all’insieme di norme e disposizioni elaborate nei secoli dai monaci.
La giornata di studio diventa quindi lo spunto per una riflessione scientifica sul problema della gestione territoriale e in particolare delle foreste. Attraverso le testimonianze di ricercatori e tecnici forestali, il convegno punta ricostruire la complessità e l’efficienza di un sistema consolidato nel tempo, che rappresenta ancora oggi un modello utile per una gestione attiva e sostenibile delle risorse ambientali.
Ambiente/ARTICOLO
Il Codice Forestale Camaldolese
Alle radici della sostenibilità
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