E’ figlio del maggiore Mario Martini, comandante militare del Comitato di Liberazione Nazionale della zona di Prato. Nel 1944 aveva solo quattordici anni ma compiva importanti e pericolose azioni come staffetta partigiana: apparteneva al gruppo Radio Cora con mansioni di informatore. Tutta la sua famiglia era attiva nella Resistenza e il 9 giugno, dopo che il gruppo di Radio Cora fu scoperto e arrestato a Firenze, anche la casa di Montemurlo della famiglia Martini fu circondata dalle SS italiane e tedesche e tutti i suoi componenti (eccetto il figlio Piero, non presente in quel momento) babbo, mamma, i fratelli Anna e Marcello, catturati. Solo il maggiore Martini riuscì a fuggire.
La Signora con i due figli fu condotta a Firenze, a Villa Triste, la sede dei terribili interrogatori e delle torture perpetrate dalla famigerata “banda” del fascista repubblichino Mario Carità. Madre e figlia furono rinchiuse nel carcere femminile di Santa Verdiana e successivamente liberate con un audace colpo di mano dei partigiani, Marcello invece portato alla prigione delle Murate, poi, nonostante la giovanissima età, trasferito al campo di transito di Fossoli vicino a Carpi e quindi, con il trasporto del 21 giugno 1944 a Mauthausen.
Fu poi destinato al sottocampo di Wiener Neustadt e assegnato ai Cantieri della Rax Werke a lavorare come “chiodatore” nella costruzione dei battelli fluviali. Dopo essersi gravemente ferito al piede e aver contratto seri dolori reumatici fu ancora trasferito nel campo di Mödling, vicino a Vienna. I circa 1200 deportati di quel campo, tra cui anche Marcello, il 1° aprile 1945, furono incolonnati per il ritorno al “campo madre” di Mauthausen. Dovettero subire lo strazio di una marcia estenuante che durò 6 giorni e solo i due terzi arrivarono vivi a Mauthausen.
Molti altri di quel gruppo morirono anche dopo per fame e per stenti oppure uccisi nelle camere a gas perché non più in grado di lavorare. Marcello fortunatamente riuscì a sopravvivere e dopo la liberazione rientrò in Italia dovendo affrontare, a soli quindici anni, lunghe cure di riabilitazione. Si è poi trasferito in Piemonte dove ha lavorato come dirigente di azienda e dove risiede ancora.