Arvo è il secondo disco per la band romana dopo l’incoraggiante esordio di Hymn For The Bad Things. Il loro concerto chiuderà i cinque giorni della Festa della Musica a Chianciano Terme che si tiene dal 22 al 26 luglio al Parco Fucoli. Cinque giorni totalmente a ingresso gratuito che vedranno anche i concerti dei C'mon Tigre, Crookers, Balthazar, Gentleman's Dub Club e molti altri.
Abbiamo raggiunto al telefono il frontman Emanuele Mancini mentre stava finendo la sua merenda. Ecco la nostra intervista!
Ciao Emanuele! Arvo è il titolo del vostro disco però è anche il nome di un lago artificiale in Calabria, sulla Sila. Un luogo che, ho letto, vi ricorda la vostra infanzia. Come mai avete deciso di partire da qua?
L’idea per il titolo l’ha avuta Francesco Petrosino il batterista uno dei due fratelli fondatori della band, lui e Daniele sono entrambi originari di Battipaglia in provincia di Salerno e sono cresciuti in campagna sulla Sila. Questo luogo incredibile, questo posto surreale staccato da qualsiasi centro nevralgico di civiltà lo abbiamo poi condiviso anche noi, il nostro primo Ep è stato registrato lì, abbiamo fatto molti viaggi verso la Sila per comporre la nostra musica. E’ un posto che lega tutti quanti i Mamavegas. Francesco e Daniele erano in Sila la scorsa estate e tentavano, Francesco in particolare, di cercare le sensazioni che provavano nell’adolescenza in maniera artificiale. C’è stato un tentativo di ricreare e rivivere quel tipo di emozioni. Questa ricerca “artificiosa” di uno stato pregresso della propria persona ha fatto il paio con l’idea di un lago artificiale. Una cosa così imponente che all’occhio sembra una dimostrazione della forza della natura ma che in realtà non lo è affatto. In realtà è una mega pippa mentale che è stata più che altro una suggestione da cui siamo partiti.
Tutto il disco mi sembra legato al tema dell’acqua, questo mi ha ricordato il quadro di Frida Kahlo “Ciò che l’acqua mi ha dato” non so se ce l’hai presente, nel quadro si vedono le gambe dell’artista immerse nella vaca da bagno e intorno dei personaggi che raccontano episodi importanti della sua vita, come un piccolo mondo, mi chiedevo se “Arvo” è stato un po’ questo anche per voi
Lo è stato sicuramente a posteriori, nel senso che i Mamavegas è un progetto orizzontale in cui non c’è un leader, scriviamo tutti quanti. Ognuno di noi ha scritto i testi in diverse versioni, almeno in tre, a tenuta stagna, in stanze separate, in maniera da non contaminarci. Solo a posteriori quando poi ci siamo confrontati ci siamo resi conto che c’era questo elemento ricorrente e allora l’abbiamo favorito. E’ stato come se il disco volesse da solo parlare di queste cose e noi l’abbiamo assecondato. E’ molto facile tra virgolette parlare di acqua, è una cosa talmente presente nella nostra vita e può avere così tanti significati, è stato un processo naturale. In The Flood è un’acqua che devasta e cancella il mondo conosciuto, ha una funzione catartica che spinge al rinnovamento. In Wonder Tortilla l’acqua è veicolo di una dramma, di un annegamento ma anche lì c’è un altro tipo di visione della cosa, ci si chiede se valga la pena tornare in superficie. E’ stata una cosa molto spontanea che è cresciuta da sola.
Sempre a proposito dei pezzi di Arvo, in Ten Days si parla della migrazione, un’esperienza che avete vissuto in prima persona in quanto vi siete trasferiti tutti a Roma e un tema che oggi è quanto mai “caldo”
In Ten Days l’acqua è un elemento predominante perché diventa l’interlocutore nel quale questi viaggiatori ripongono le loro speranze e a cui pongono le loro domande: arriveremo mai? Ci saranno nuove parole da imparare, nuovi orizzonti da scoprire? Il tema non è mai stato “freddo” in Italia, ormai è una costante, c’è da dire che il pezzo l’abbiamo scritto diversi anni fa e ultimamente è diventato un argomento di massima rilevanza per i media. Dal canto nostro abbiamo esperienze di amici e parenti che collaborano in centri di accoglienza per cui in qualche modo è venuto spontaneo raccontare questa storia senza nessun tipo di retorica o connotazione politica.
Ho letto che nella scrittura di On My Knees siste stati influenzati dal concerto dei Timber Timbre a Roma che tra l’altro sono anche uno dei miei gruppi preferiti! Volevo chiederti quali sono state le influenze più importanti nella scrittura di Arvo e se ti va di parlarmi dei concerti e dei dischi che ti hanno cambiato al vita, domandone eh!
Per quanto riguarda il disco posso parlarti degli ascolti più recenti ma ha una valenza abbastanza soggettiva, nel senso che siamo siamo tutti diversissimi. I nostri ascolti si intersecano da qualche parte, ma siamo davvero molto diversi l’uno dall’altro. Per Arvo sicuramente Swing Lo Magellan dei Dirty Projectors è stato significativo per tutti, anche il penultimo dei danesi Efterklang e il secondo degli Unknown Mortal Orchestra con quei suoni di batteria distorti. Per quanto riguarda la mia esperienza ti potrei dire uno qualsiasi dei concerti dei Massive Attack che ho visto in vita mia, tutte esperienze radicali e allo stesso tempo la Dave Matthews Band a Lucca credo sei anni fa è stato uno dei concerti più belli che abbia mai visto in vita mia e per finire Sufjan Stevens all’Auditori di Barcellona.
C’ero anchio! Mamma mia che roba! Fu una cosa incredibile, mi sconvolse. Senti, siete in sei nei Mamavegas e come dicevi te siete tutti molto diversi, ma come fate ad andare d’accordo, è proprio la vostra diversità un valore aggiunto?
E’ positivo in ultima analisi nel senso che se ascolti la nostra musica non riesci a trovare un riferimento nel senso che ne trovi tanti. La cosa più significativa secondo me è che nelle tante recensioni che abbiamo ricevuto ogni giornalista citava tre-quattro band tutte diverse tra loro. Questo conferma che abbiamo il suono dei Mamavegas cioè abbiamo trovato la nostra originalità. Prima di arrivare a questo è una tragedia nel senso che ci scanniamo continuamente (ride). Facciamo discussioni filosofiche e dibattiti infiniti per qualsiasi cosa. Immaginati la democrazia reale di sei elementi, è un vero incubo (ride). Però è anche molto bello, negli anni abbiamo imparato ad assecondare le correnti di ognuno, ci lasciamo fare, ci mettiamo in discussione, critichiamo in maniera abbastanza matura. E’ un lavoro molto difficile ma quando ascoltiamo il risultato siamo tutti molto contenti e siamo ripagati dello sforzo di stare insieme.
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