Sono esperti restauratori fiorentini diplomati all’Opificio delle Pietre dure e hanno “salvato” oltre 260 opere d’arte danneggiate dal sisma del 2016 nel centro Italia. Per questo la task-force di giovani restauratori finanziata dalla Fondazione Cassa di risparmio di Firenze si è guadagnata il soprannome di ‘angeli del terremoto’ durante il lavoro che è stato svolto lungo oltre dodici mesi presso il deposito allestito a Santo Chiodo di Spoleto, in aiuto della Soprintendenza dell’Umbria. L’iniziativa si inserisce in un nuovo modello di servizio della Fondazione, che ha l’obiettivo di “fare rete tra istituzioni fiorentine di eccellenza con iniziative di ampio respiro, valorizzando le competenze nate e sviluppate nel capoluogo ed esportandole, se necessario, oltre i confini del territorio”.
Il deposito spoletino è stato allestito dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria in un ambiente di 5 mila metri quadri, antisismico e dotato delle più moderne tecnologie per il recupero e la conservazione delle migliaia di opere danneggiate dal sisma.
“Con questo progetto - ha spiegato il direttore generale Gabriele Gori - la Fondazione (che vi ha destinato 130mila euro) ha verificato l’efficacia del nostro nuovo modello di intervento basato sulla messa a sistema delle eccellenze del nostro territorio e sulla loro valorizzazione. In questo caso, abbiamo coinvolto una realtà unica a livello internazionale, il nostro Opificio delle pietre dure. Abbiamo così dimostrato come sia possibile, facendo rete, rispondere ad una emergenza del Paese. La Fondazione farà di tutto per mantenere alto questo primato e condividere questo capitale di saperi con altre importanti realtà del territorio, così da poter moltiplicare le risorse che Firenze riesce a mettere in campo”.
“L’Opd – sottolinea il soprintendente dell’Opificio delle pietre dure Marco Ciatti – ha cercato di fornire il proprio contributo per i territori colpiti dal recente sisma sulla base delle proprie esperienze pregresse, che vanno dal recupero delle opere danneggiate dall’alluvione di Firenze del 1966 sino a quelle coinvolte dal terremoto dell’Emilia del 2012. È fondamentale bloccare il degrado con interventi mirati di messa in sicurezza e fornire alla Soprintendenza i dati tecnici necessari per valutare le priorità e le necessità delle singole opere”.
“A un anno dall’inizio dell’attività di messa in sicurezza e restauro – ha detto Marica Mercalli, Soprintendente dell’Umbria – delle opere salvate dalle chiese in gran parte distrutte in Valnerina, dopo il gravissimo sisma dell'ottobre 2016, non si può che esprimere un ringraziamento alla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, che, con il suo generoso contributo, ha reso possibile un piccolo ‘miracolo’.