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Giornalismo, dove trovare i soldi La crisi cambia l'informazione

Dig.it, attrezzi per giornalisti on line, s'interroga sugli investimenti mentre tv radio e giornali chiudono. 285mila euro per 9 testate on line da Regione Toscana

/ Samuele Bartolini
Mar 10 Dicembre, 2013
giornalismo digitale online pc
I tagli non salveranno il giornalismo, tantomeno quello on line. La crisi colpisce duro gli imprenditori-editori, tv radio e giornali chiudono a grappoli e mancano gli investimenti. Dove trovarli? E, soprattuto, chi potrebbe o dovrebbe investire: gli editori, lo Stato, gli enti pubblici? Questi i temi sviluppati nella seconda giornata di Dig.It 2013, la manifestazione nazionale del giornalismo digitale all'auditorium Santa Apollonia di Firenze.

Una prima risposta concreta l'ha data la Regione Toscana. “Per l'editoria web la nostra amministrazione – spiega l'assessore alla cultura Cristina Scaletti – ha messo in campo 285mila euro per 9 testate on line”. La selezione è avvenuta con un bando realizzato attraverso un percorso condiviso e concordato. L'accesso ai finanziamenti è legato al rispetto di alcuni principi come l'equo compenso, il contratto a tempo indeterminato per la figura del giornalista, che le testate siano toscane. “La dignità del lavoratore – dice Scaletti – è fondamentale per noi. Il bando che abbiamo pubblicato a me piace pensarlo come un modello per nuovi provvedimenti”.

Gli fa eco Paolo Ciampi, presidente dell'Associazione Stampa Toscana: “Il futuro della rete sta nei contenuti. E' significativo il ruolo che il pubblico può avere per le start-up, per l'autoimprenditorialità nel campo del giornalismo. La legge regionale sull'informazione stanzia 3 milioni per i progetti legati all'on line. Da questo punto di vista la Toscana è la regione ideale dove investire”. Ma sul piano nazionale non c'è editore che non conosca crisi. Il Corriere della Sera ha messo in vendita la storica sede di via Solferino, a Milano. Il gruppo Espresso, editore de La Repubblica, ha i conti in rosso.

E poi c'è chi dà addosso a Google, il motore di ricerca per eccellenza, perché è percepito come rapinatore di notizie. Risponde Simona Panseri, direttrice della comunicazione di Google Italia: “La crisi dell'informazione non può essere un nostro problema. Noi non siamo né editori né giornalisti. Quello che facciamo è fornire strumenti, ma non diciamo come usarli. Manteniamo 'ingaggiato' il lettore. Facciamo in modo che un prodotto editoriale sia raggiunto da più persone possibili. La domanda semmai è come non perdere la relazione con il lettore”.

Una relazione che Anna Matteo, del Sole24Ore, invita a cercare nella capacità di ascolto dei bisogni dei clienti, “ma le aziende – sostiene – non sono pronte e ci vuole un cambiamento culturale”. Altro problema: la qualità dell'informazione. La capacità di offrire notizie che altri non hanno. Fornire quel valore aggiunto che solo il giornalista può dare. Marco Magrini, anche lui del Sole24Ore, commenta sconsolato: “Anche su questo non c'è nessun rinnovamento in Italia”.