Musica/ARTICOLO

Franco Baggiani omaggia i grandi classici del jazz in 'Preciso'

Cinque grandi musicisti jazz reinterpretati dal trombettista fiorentino Franco Baggiani e dal chitarrista spagnolo Fernando Marco in un album che celebra il loro sodalizio artistico

/ Costanza Baldini
Lun 3 Dicembre, 2018

“Preciso” è il titolo dell’album uscito per l’etichetta spagnola Blaurecords e che vede insieme il trombettista fiorentino Franco Baggiani e il chitarrista spagnolo Fernando Marco, accompagnati dal contrabbasso di Luis Llario, da Ricardo Belda al pianoforte e dalla batteria di Diego Clanchet. L’album sigilla il sodalizio artistico e l’amicizia dei due musicisti, entrambi jazzisti di fama internazionale, direttori di scuole di musica insignite nei rispettivi territori di riconoscimenti importanti, fondatori di due etichette discografiche.

Registrato dal vivo durante un live al Benicassim Jazz Festival il 16 giugno 2017, “Preciso” presenta la reinterpretazione di cinque grandi classici del jazz. Da “But not for me” lo standard jazz composto da George Gershwin e con cui Baggiani omaggia Chet Backer in apertura del disco, passando poi per Marcos Valle e la sua “Preciso aprender a ser só”, per poi tornare a Gershwin con “Lo” standard jazz per eccellenza, “Summertime” che conduce l’ascoltatore a una versione insolita e inaspettata di “Leaving” del pianista Richard Beirach, prima della chiusura con una interpretazione personalissima della ballata “Love Dance” di Ivan Lins.

Ciao Franco, quando hai iniziato a suonare la tromba e come ti sei appassionato al Jazz?
Non è stata un casualità, in casa mia si ascoltava molto jazz. Ho avuto le trombe negli orecchi fin da piccolo. Poi un collega mi propose una tromba usata a poche lire, la comprari e cominciai a suonare sui dischi del mio babbo a orecchio. Dopo sei mesi andai a farmi sentire da un maestro che mi chiese da quanto suonavo. Io risposi 'sei mesi' e lui mi disse 'non è possibile dopo sei mesi saper suonare la tromba così'. Da lì ho intrapreso gli studi: conservatorio, scuola di jazz eccetera e a 27 anni ho deciso di lasciare il lavoro e mettermi definitivamente a fare il musicista.

Il titolo del tuo disco 'Preciso', mi fa pensare a una domanda: secondo te i jazzisti devono essere precisi?
Bisogna sfatare l'idea che il jazzista non è preciso, i jazzisti devono esserlo, però posso avere delle 'imprecisioni' sotto certi punti di vista ma sono dovute all'interpretazione non certo a un problema tecnico.

Forse proprio il conoscere bene la tecnica permette proprio l'improvvisazione?
Esatto, si è sprecisi (passami il termine) quando si è 'cialtroni', nel jazz non è così. Il titolo poi è uno dei brani che compone il disco, una cazone di Marcos Valle.

Nel disco suoni con il chitarrista Fernando Marco, ho letto che vi siete conosciuti per caso, è vero?
Si assolutamente. Vado in Spagna da tanti anni, è un paese che amo. Al ritorno da un viaggio mi sono fermato a Castellòn de la Plana per due giorni. Ho visto una scuola di musica jazz, mi sono fermato a guardare da fuori. Fernando era a prendere un caffè al bar di fronte, mi ha visto curiosare e mi ha chiesto se avevo bisogno di qualcosa. Gli ho detto che ero un musicista di jazz, lui mi propose allora di partecipare con lui a un concerto che si teneva la sera stessa a Benicassim. È stao musicalmente amore a prima vista ed è iniziata questa collaborazione che va avanti ormai da anni.

In questo disco cinque classici del jazz. Chi sono i tuoi musicisti preferiti, quelli che ti hanno segnato?
Senza dubbio Miles Davis soprattutto da giovane, mi ha stregato. I miei punti di riferimento sono stati anche Dizzy Gillespie, Lester Bowie dopo i 37-40 anni. E poi tanti altri: Freddie Hubbard, Andrew Morgan, ma ho sempre cercato di fare una strada personale.

Si può dire, secondo te, che il jazz in Toscana è abbastanza suonato e anche ascoltato?
Assolutamente, credo che la Toscana sia una delle regioni che da un grande numero di ottimi musicisti. Ci sono tantissimi giovani che si stanno affermando e stanno suonando bene con progetti molto interessanti. Credo che la Toscana in Italia sia una delle regioni in assoluto leader per il jazz. 

Tu sei anche insegnante, cosa ti chiedono i tuoi studenti? Amano il jazz? Sembra che oggi i giovani ascoltino tutt'altro.
Diciamo che chi suona la tromba non ascolta la trap. Chi suona la tromba ha le idee molto chiare, ama il jazz, il funky, la musica afro americana e anche la musica europea del '900. La trap vale per la stragrande maggioranza dei giovani ma non per tutti.

Che cos'è per te la musica?
Io ho sempre detto che la musica rende la vita migliore a chiunque. Senza musica avremmo un mondo alla soglia dell'invivibile. Io quando suono entro in un mondo che è qualcosa di diverso da tutto il resto. Non solo mi fa stare bene, è un calmante, uno psicologo, un'amante. La musica è tutto.