Vedo l’ingiustizia ovunque, ecco perché ho deciso di raccontare tutto. Sono le parole di "Rais LeBled", la canzone più celebre del rapper tunisino Hamada Ben Amor, in arte El General: sono le frasi che hanno infiammato la rivolta contro il regime di Ben Ali, urlate a gran voce dai giovani in piazza, passate di bocca in bocca.
La colonna sonora perfetta di una rivoluzione che ha visto le nuove generazioni in prima fila e che non poteva passare che per la Rete: El General ha diffuso le sue canzoni attraverso Youtube, che sono filtrate così attraverso le maglie strette della censura.
Il rapper 23enne ha raccontato oggi la sua esperienza a Terra Futura, ospite dello spazio “Words, world, web”, e stasera porterà la sua musica di libertà nel cortile della Fortezza da Basso. “Dopo le elezioni la situazione migliorerà, spero in un futuro democratico per il mio Paese” ha spiegato Hamada, che per le sue canzoni è stato anche imprigionato e liberato dopo tre giorni a causa di una mobilitazione di cittadini. “In “Rais LeBled” ho dato voce a qualcosa che il popolo voleva dire da vent’anni ma che non era permesso” spiega El General.
Una grande responsabilità per un artista così giovane, diventato uno dei simboli del grande movimento di emancipazione che ha preso il via nel Maghreb e sta infiammando tutto il mondo arabo, per chiedere libertà e democrazia contro la tirannia dei regimi.
In questa lotta di liberazione dal basso, è stato centrale anche il ruolo femminile, come ha spiegato al meeting a Terra Futura Radhia Benhaj Zekri, presidente dell’Associazione delle donne tunisine per la ricerca sullo sviluppo. “Ci è stata impedita l’azione in ogni modo – racconta - ci hanno vietato l’accesso allo spazio pubblico, siamo rimaste confinate in piccoli locali, la banca centrale ha bloccato i fondi alle ong e alle associazioni, e la polizia impediva alle giovani, nostra forza vitale, l’accesso alle sedi delle nostre organizzazioni. Così ci siamo dovute organizzare per sopravvivere e per restare operative. A differenza di altre rivoluzioni, quella tunisina è fatta di uomini e di molte donne, che hanno avuto un ruolo importante e all’avanguardia. E hanno pagato caro il loro impegno: sono state arrestate, ferite e uccise”.