La Toscana cresce più dell’Italia ma è una ripresa ancora troppo debole, che va sostenuta con maggiori investimenti. È questa la sintesi del rapporto dell’Irpet sull’economia toscana nel biennio 2016-2017, presentato oggi a Firenze secondo cui il Pil toscano – pari a oltre 100 miliardi – lo scorso anno è aumentato di due decimali di punto più di quello italiano, ponendo così la nostra regione è al secondo posto in Italia per crescita.
L’export è cresciuto dello 0,5%, mentre tornano ad aumentare anche i commercio interni verso le altre regioni (+0,2%) e anche l’occupazione sale: nei primi nove mesi del 2016 gli occupati sono aumentati di 7.400 unità (+0,5%), di cui 7mila sono posti autonomi: questo fa pensare che la crescita sia dovuta soprattutto alle partite Iva e che il precariato sia in aumento.
Sono soprattutto i giovani in difficoltà: i 15-29enni che sono il 21% della popolazione in età lavorativa, costituiscono solo l'11% degli occupati e i Neet, giovani che non studiano e non lavorano, sono 94mila, cioè il 18,8% del totale in quella fascia di età: è un dato in flessione rispetto agli scorsi anni ma al di sopra della percentuale precrisi del 2008, che era pari all'11,6%. La povertà assoluta è cresciuta - su base familiare - dal 2% (2008) al 3,2% (2015): oggi in Toscana ci sono 53mila famiglie e 120mila individui poveri, buona parte dei quali sono giovani.
La ripresa del lavoro prevista è debole. Gli sgravi contributivi che erano stati concessi nel 2015 e nel 2016 nel 2017 perderanno il loro effetto, quindi è lecito attendersi una normalizzazione delle dinamiche occupazionali.
In sintesi la notizia positiva è che l'economia è tornata a crescere in modo abbastanza stabile (è infatti dal 2014 che il Pil cresce) e in Toscana più che nel resto del Paese ma la ripresa è ancora debole per far fronte ai problemi che si sono generati in questi anni, primo tra tutti quello del lavoro.
Anche in Toscana gli investimenti nel corso della crisi sono crollati con conseguente ridimensionamento della capacità produttive del sistema. Di qui l'esigenza di intervenire e, viste le deboli aspettative delle imprese, è fondamentale l'avvio di un nuovo programma di investimenti pubblici che in questi anni a livello nazionale hanno toccato il minimo storico. Un serio rilancio degli investimenti pubblici consentirebbe uno stimolo immediato all'occupazione ma soprattutto un rafforzamento della capacità produttiva del sistema.