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Ecco il Vocabolario di Dante: viaggio nella lingua della Divina Commedia

L'Accademia della Crusca di Firenze ha messo online le prime 200 parole del progetto che mappa i termini usati dal Sommo Poeta

/ Redazione
Mar 2 Ottobre, 2018

Sono online i primi 200 termini del Vocabolario dantesco, l'ambizioso progetto lanciato dall'Accademia della Crusca di Firenze insieme all'Istituto Opera del Vocabolario Italiano del Cnr, che vuole mappare e raccogliere tutti i vocabili utilizzati da Dante nella Divina Commedia e nelle sue opere.
Sul sito www.vocabolariodantesco.it si può così scoprire che accaffare significa rubare, che l'adamante è un altro modo di chiamare il diamante o che immedesimarsi in qualcuno per Dante è intuare.

Un vero viaggio nella lingua del Sommo Poeta che è appena agli inizi: l'obiettivo è completare il vocabolario entro il 2021, settimo centenario dalla morte di Dante, arrivando a un totale di 8mila vocaboli spiegati, tratti dai lavori in latino e volgare del poeta. Ogni scheda conterrà il significato, le origini e la localizzazione di ciascun termine nella mappa dell'opera dantesca.
Il vocabolario, a cui lavora un team di giovani ricercatori della lingua coordinati dalla studiosa Paola Manni, resterà poi liberamente consultabile in rete.

Non è la prima volta che la Crusca prova a catalogare lo sterminato patrimonio del linguaggio del poeta fiorentino. Il primo tentativo risale circa a cento anni fa, quando nel 1917 la Crusca, in accordo con la Società Dantesca, decise di creare un Vocabolario delle opere volgari di Dante: il lavoro restò però incompiuto-

L'importanza di questo lavoro di raccolta e analisi, come spiega Manni, "è legato al perdurare dell'importanza del lessico dell'Alighieri nel linguaggio contemporaneo: è nota la persistenza nel lessico odierno di una tuttora solida base 'dantesca'. Il Grande Dizionario dell'uso di De Mauro, rileva infatti 2174 lemmi danteschi. E ci sono molte parole, come 'alone' e 'denso' che Dante ha praticamente inventato, riforgiandone forma e significato dal latino e dal volgare, oggi divenute di uso comune. Insomma, il sigillo di uso dantesco è garanzia di sopravvivenza nei secoli".