Nuove e più sofisticate tecniche diagnostiche permettono di individuare i pazienti con placche aterosclerotiche vulnerabili e di impostare con tempestività il trattamento per stabilizzarle o per indurne la regressione. Obiettivo: ridurre, quanto più possibile, il rischio di andare incontro a un infarto o a un angina instabile (entrambe condizioni della sindrome coronarica acuta).
"L’importanza scientifica di questo evento è legata proprio alla necessità di fare luce sulle problematiche inerenti la placca aterosclerotica coronarica vulnerabile, - spiega il Prof. Carlo Pierli, Direttore dell’U.O.C. Emodinamica del Policlinico "Santa Maria delle Scotte" e coordinatore del Congresso. - La placca, infatti, è il substrato degli eventi coronarici acuti, che rappresentano una delle principale causa di mortalità nel mondo".
E in Italia, conviene ricordarlo, il 42% della mortalità totale è dovuto a patologie cardio-cerebrovascolari, con 235.289 decessi l'anno www.ministerosalute.it/resources/static/pubblicazioni/Dinamica_demografica.pdf; si registrano 200.000 infarti del miocardio www.alt-trombosi.org, 196.000 ictus www.ancecardio.it/it/doc/1173635800337_patologiavascolareok.ppte 170.000 scompensi cardiaci http://www.heartfailure-europe.com/index4.php?item=882.
“Le novità presentate al 'Live IVUS', - continua il Prof. Pierli, - riguardano le nuove possibilità di imaging endocoronarico che, attraverso l’inserimento di piccoli cateteri all’interno delle coronarie, permettono (a differenza dell’angiografia tradizionale) di analizzare la parete coronarica e la composizione della placca”.
Le Tecnologie innovative per fare luce sulla placca
Una delle tecniche di cui si è discusso al "Live IVUS" di Siena è l'ecografia intracoronarica (IVUS), che si basa sull'utilizzo di ultrasuoni. Introdotta da alcuni anni, consente di valutare la placca e la sua estensione.
"Due nuove metodiche per la valutazione morfologica della placca si affiancano oggi all’IVUS, - sottolinea il Prof. Pierli. - La prima è l‘OCT (Optical Coherence Tomography), che si basa sull’invio di luce infrarossa nel piccolo catetere introdotto nell'arteria coronaria da esaminare. La riflessione del fascio di luce genera immagini ad alta risoluzione della parete vasale e delle lesioni coronariche, addirittura simili all’esame istologico tradizionale".
"Questa innovativa tecnologia,- aggiunge il Prof. Massimo Fineschi, Dirigente Medico di 1° livello U.O. di Emodinamica Azienda Ospedaliera Universitaria Senese - è in grado di misurare lo spessore del cappuccio fibroso che riveste le placche di colesterolo che si formano nella parete delle arterie coronarie, valutandone il rischio-rottura e rilevando anche con particolare accuratezza la presenza di trombi".
Oltre che in Medicina (dove tra l'altro trova un efficace impiego in Oftalmologia, nella diagnosi delle maculopatie), la OCT viene utilizzata con successo anche nella diagnosi applicata al restauro artistico di dipinti. Studi recenti, per esempio, hanno valutato la sua efficacia nella misurazione dello spessore del colore sui dipinti.Arecchi FT, Bellini M, Corsi C et al. A new tool for painting diagnostics: Optical Coherence Tomography. Optics and spectroscopy 2006;101(1):23-26.
"La seconda novità affascinante è la cosiddetta istologia virtuale, che funziona con la stessa sonda impiegata per l’IVUS, - aggiunge ancora il Prof. Pierli -gli ultrasuoni sono riflessi con diverse frequenze a seconda del tipo di tessuto che li riflette (calcio, lipidi o core necrotico della placca) e successivamente 'letti' dall'apparecchiatura ciascuno con un colore diverso".
Quando è vulnerabile, la placca aterosclerotica ci pone a maggior rischio.
I marker infiammatori sono un campanello d’allarme
"Il rischio di subire una Sindrome Coronarica Acuta (infarto o angina instabile) non è tanto legato alle dimensioni della placca e alla percentuale di stenosi che essa provoca nel lume coronarico, – conferma il Prof. Pierli, - ma piuttosto e soprattutto alla sua vulnerabilità, cioè alla possibilità di una sua rottura e della conseguente formazione di un trombo che a sua volta causa la SCA. Questa instabilità e vulnerabilità dipendono dalla composizione della placca: è vulnerabile quella ricca di cellule infiammatorie, con elevato carico lipidico e core necrotico.
Un altro indice di vulnerabilità è lo spessore del cappuccio fibroso che isola la placca dal torrente circolatorio".
Ma a cosa serve, dal punto di vista pratico, riuscire a ottenere informazioni tanto dettagliate sulle caratteristiche della placca aterosclerotica di un paziente?La risposta è semplice.
Poter conoscere lo stato di instabilità della placca contribuisce a migliorare la decisione clinica.
“Nell’albero coronarico di un paziente sono presenti contemporaneamente placche con diversa morfologia, - spiega il Prof. Fineschi. - Sicuramente quelle a più alto rischio di eventi sono quelle instabili o, meglio, vulnerabili. Il nostro compito clinico consiste nell’utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione per cercare di stabilizzare queste placche. Oggi sappiamo che questo obiettivo è alla nostra portata”.
Ottenere la stabilizzazione e la regressione della placca è un po’ come "restaurare" una delle meglio riuscite opere d’arte della natura: il cuore
“Il restauro è un’attività legata alla manutenzione, al recupero, al ripristino e alla conservazione, - dice il Prof. Pierli. - Il compito della Cardiologia consiste proprio nel restaurare le arterie del cuore con i nostri ‘attrezzi’, cioè con metodiche interventistiche e con la terapia farmacologica.”.
"Individuare, magari con metodiche non invasive, le placche vulnerabili è molto importante per poter trattare in maniera intensiva questi pazienti non tanto con i cateteri o gli stent, ma con farmaci che abbiano già dimostrato la capacità di stabilizzare la placca. - chiarisce ancora il Prof. Pierli. - Mi riferisco alle statine, a un controllo farmacologico ottimale della pressione arteriosa e, inoltre, all’abolizione del fumo e ad un'attività fisica costante. Sappiamo che l’aterosclerosi e le sue manifestazioni cliniche sono legate a un processo infiammatorio locale, ma anche sistemico, come evidenziato dall’innalzamento di alcuni indicatori aspecifici di flogosi come la proteina C reattiva ad alta sensibilità. In alcune situazioni di obesità, per esempio, è stato riscontrato che il tessuto adiposo può secernere sostanze pro-infiammatorie, le quali svolgono un ruolo favorente l’instabilità di placca e la trombosi sovrapposta (atero-trombosi)".
Terapie a tutto campo per la protezione e il "restauro" del circolo coronarico
Studi scientifici internazionali hanno dimostrato che con una statina efficace come rosuvastatina è possibile ridurre il rischio cardiovascolare attraverso la regressione o la stabilizzazione della placca e la riduzione dell’infiammazione sistemica.
“Regressione e stabilizzazione della placca sono due concetti che non sempre vanno di pari passo, - precisa il Prof. Fineschi. - La regressione implica una riduzione “quantitativa” del volume dell’ateroma, mentre la stabilizzazione è una modificazione “qualitativa” della composizione della placca, che perde le caratteristiche di vulnerabilità per tornare a essere una placca a minor rischio di eventi clinici. Vi sono statine in grado di ottenere sia una regressione, sia una stabilizzazione della placca, mediante un doppio effetto ipolipemizzante e antinifiammatorio. Studi clinici come Asteroid e Jupiter dimostrano che oggi è possibile ottenere una regressione di placca e soprattutto una riduzione significativa degli end point clinici maggiori come morte, infarto miocardico e stroke”.
Dunque, un'efficacia a tutto campo di rosuvastatina nell’arrestare e far regredire la placca aterosclerotica, nel ridurre i valori ematici di colesterolo e il livello di infiammazione sistemica, tutti fattori strategici che concorrono all'insorgenza della malattia aterosclerotica in tutte le sue manifestazioni vascolari
“Questa seconda edizione dell’evento “Live IVUS” – commenta il Dr. Raffaele Sabia Direttore Medico AstraZeneca Italia – rappresenta un appuntamento importante per la cardiologia italiana e ha visto la preziosa partecipazione di cardiologi di levatura internazionale, presenti appositamente in Italia a testimonianza dell’altissimo livello della nostra cardiologia, per contribuire alla discussione sulle più innovative metodiche diagnostiche e sugli approcci terapeutici finalizzati alla prevenzione e alla riduzione degli eventi cardiovascolari acuti. Un momento importante per offrire al paziente strategie di diagnosi e cura sempre più avanzate ed efficaci che possano contribuire al miglioramento di una gestione appropriata e sostenibile del rischio cardiovascolare.
Da qui l’importanza per AstraZeneca – conlude il Dr. Raffaele Sabia – di sostenere la realizzazione di eventi educazionali di alto spessore scientifico come l’evento "Live IVUS”.