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Dalle Olimpiadi all'arte Tesconi, il tiratore-fotografo

A Pietrasanta il campione olimpico - prima medaglia italiana a Londra 2012 -  inaugura il prossimo 9 marzo la sua personale di fotografia "Non luogo", un viaggio per immagini negli ex manicomi di Toscana, Emilia e Lazio

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Luca-Tesconi-01
Tesconi, atleta. Tesconi artista. Un successo, in entrambi campi, lo sport e la fotografia. Il tiratore di Pietrasanta, primo italiano a conquistare una medaglia alle Olimpiadi di Londra 2012, inaugurerà infatti il prossimo sabato nella sua città, scrigno di arte, la sua prima mostra personale a Palazzo Panichi. Dal 9 al 31 marzo sarà possibile visitare “Non Luogo”, un’esposizione fotografica dove Luca Tesconi, attraverso le sue immagini ha toccato un tema forte e delicato, quello della pazzia e della demenza. Un viaggio negli stati della mente, di quelli che un tempo venivano definiti manicomi, chiusi dalla legge Basaglia, negli anni Ottanta.
Così il campione olimpico ha deciso di visitare le tante strutture abbandonate, carpendo il dolore di quei luoghi con l’obiettivo fotografico. Ha girato in Toscana, Lazio ed Emilia immortalando tracce di solitudine e di mal di vivere.
“Voleva farlo da tempo – racconta Tesconi all’Ansa - perché ho sempre sognato di esplorare questi luoghi: fin da bambino sono rimasto colpito dai racconti di mio padre, rappresentante di psico-farmaci del manicomio di Maggiano. Poi quando mi è stata regalata la mia prima macchina fotografica e dopo aver letto i libri di Mario Tobino (scrittore e direttore dell'ospedale psichiatrico di Lucca ndr), o altri come 'Marta che aspetta l'albà, non ho avuto più dubbi".

"Cosa mi è rimasto dentro ripercorrendo questo luoghi di sofferenza? – continua Tesconi - Le porte blindate con quegli spioncini da dieci centimetri - racconta - che erano l'unico contatto con l'esterno, e le sbarre alle finestre. E poi le lettere che i malati spedivano e che non venivano mai recapitate, come quelle di uno scultore delle mie parti fatto rinchiudere dal padre benché sano, dopo un violento litigio perché il vecchio, anche lui scultore, era dedito all'arte sacra e il figlio a uno stile futurista o 'alla Modigliani'. Da una di queste strutture non è più uscito: il mio prossimo lavoro sarà dedicato proprio a lui, che si chiamava Palla e passava il tempo a scrivere e a disegnare momenti di vita e scene degli altri ricoverati".