Innovazione/ARTICOLO

Dalla Sant'Anna arriva il tatto bionico con un polpastrello artificiale

Per la prima volta al mondo un amputato ha percepito la differenza tra superfici lisce o rugose utilizzando un dito artificiale connesso ai nervi del braccio

/ Redazione
Mar 8 Marzo, 2016

Protesi bioniche, in grado di restituire il tatto in tempo reale a chi ha subito un’amputazione: la nuova tecnologia sviluppata dai ricercatori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’École Polytechnique Fédérale de Lausanne, in Svizzera, ha permesso per la prima volta al mondo a una persona amputata di recuperare il senso del tatto.

Il danese Dennis Aabo Sørensen è riuscito a riconoscere le superfici ruvide rispetto a quelle lisce utilizzando un dito bionico, connesso a elettrodi che gli sono stati impiantati sul braccio, sopra il moncone, in maniera chirurgica. “Percepivo la stimolazione quasi come quella che avrei potuto sentire con la mia mano – dichiara Dennis Aabo Sørensen– e ancora sento la mia mano mancante, è come se avessi il pugno chiuso. Con il dito artificiale ho sentito le sensazioni sulla punta del dito indice della mia mano fantasma”.

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I nervi nel braccio di Sørensen sono stati connessi a un dito artificiale dotato di sensori che generano segnali elettrici: questi segnali vengono trasformati in una sequenza di impulsi elettrici che imitano il linguaggio del sistema nervoso e quindi inviati ai nervi.
Ma questa informazione sul tatto, che proviene dal dito bionico, è davvero simile alla sensazione di tatto in arrivo da un dito reale? Gli scienziati hanno verificato questa ipotesi confrontando le attività delle onde cerebrali dei soggetti non-amputati, generate sia dal dito artificiale sia dal dito naturale. Le analisi effettuate tramite elettroencefalografia hanno rilevato che le regioni attivate nel cervello erano analoghe.

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