L'atmosfera intima del teatro, i fans che lo seguono da 25 anni e le sue canzoni, quelle che hanno abbracciato intere generazioni, da 'Non dirgli mai' fino a 'Il cammino dell'età', 'Non mollare mai', per arrivare al singolo portato lo scorso anno a Sanremo e dedicato alla madre 'La prima stella' e poi ancora la hit estiva di 'Benvenuto amore'. Ci sarà tutto questo nel concerto di Gigi D'Alessio in programma lunedì prossimo all'Obihall di Firenze. Sarà 'il meglio di' - promette il cantautore napoletano con il quale abbiamo scambiato due chiacchiere.
Ci risponde al telefono con una voce carica di adrenalina e ci mette subito a nostro agio. Dammi del tu, mi dice prima di parlare come un fiume in piena del tour e di quella musica che lo ha accompagnato ogni giorno in questi 50 anni di vita.
50 anni, 25 di carriera. Chi è diventato Gigi D'Alessio oggi?
"Io credo che ogni giorno la vita ti insegni qualcosa. Io oggi sono diventato indubbiamente un uomo più maturo, direi un 'giovane uomo', perchè a 50 anni si è ancora giovani. Io sono felicissimo di tutto quello che mi ha dato la vita. E' vero, mi ha dato e mi ha tolto, ho perso il papà, la mamma, un fratello. Però artisticamente ho avuto anche troppo, credo che non riuscirò mai a ricambiare tutto quello che il pubblico mi ha dato".
Il 30 ottobre sarai in concerto a Firenze. Che ricordi hai legati alla città?
"Firenze è una città che adoro. Ho sempre avuto un ottimo feeling con i colleghi toscani, dagli artisti ai comici, da Panariello fino a Vallesi, Masini, Pieraccioni, Carlo Conti: sono tutti amici fraterni. Poi la città è una bomboniera, è meravigliosa, si mangia da dio. Ho sempre avuto un rapporto speciale con il pubblico fiorentino e toscano, ormai sono vent'anni che ci conosciamo. Ricordo le ragazzine che venivano ai miei primi concerti e oggi tornano con i propri figli, più che pubblico lo definirei una famiglia".
A proposito di atmosfera familiare. Anche la scelta di un tour nei teatri va in questa direzione, quella di un rapporto 'intimo' con il tuo pubblico?
"Sì, cercavo intimità. Sai, raccontare 25 anni di carriera è complicato, sopratutto se lo devi fare in due ore. Siamo riusciti a mettere insieme circa 40 canzoni. Io non sono uno che esce con l'album e vuole tediare la sala solo con i pezzi nuovi, ci sarà più tempo per conoscere le canzoni. Io credo che un concerto debba essere 'il meglio di...'".
25 anni di carriera, di successi, un tour mondiale. A chi dire 'grazie' e con chi togliersi un 'sassolino dalle scarpe'?
Il mio grazie va al pubblico: 20 milioni di dischi venduti, 10 volte il giro del mondo. Per il resto sai, solo chi ha coraggio incontra ostacoli. All'inizio ci sono stati problemi con la critica e molti preconcetti. Chissà perchè da Palermo fino a sotto Roma devi quasi giustificarlo il successo, cosa che non capita al nord. Alla fine io credo che comunque il vero giudice sia il popolo, il popolo è sovrano.
Cosa ne pensi di Baglioni come direttore artistico di Sanremo e delle scelte che sta portando avanti sul Festival?
"Parliamo di uno dei più grandi cantautori della musica italiana, uno che sa cos'è la musica, sa che cos'è un testo, sa che cos'è il rispetto di un artista, quindi secondo me non si poteva fare scelta migliore".
Con la tua musica hai cantato l'amore, la speranza, il coraggio e - a Sanremo - una grande perdita, quella di tua madre. Oggi qual è il messaggio che vuoi rivolgere al tuo pubblico attraverso le canzoni?
"Di non smettere di sognare. Uno deve sempre pensare al bello, pensare che domani sarà più bello di oggi. E poi vorrei lanciare un messaggio dedicato all'amore. L'amore non può essere una moda, è una cosa meravigliosa, non va pensato. Va amato e basta".