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Da Pisa arriva ZonzoFox: la app che rivoluziona la fruizione turistica

L’idea della start up è di Marco Rizzone, ex dottorando della Sant’Anna che una volta in Silicon Valley ha capito che si poteva scommettere anche in Italia

/ Federico di Vita
Ven 11 Marzo, 2016
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Creare una app che dal palmo della mano guidi un turista all’interno di itinerari infiniti, dinamici e personalizzati, capaci di modellarsi senza soluzione di continuità sui suoi gusti (e sulle improvvise deviazioni che qualunque peregrinazione può prendere in qualsiasi momento), è questa la scommessa che tre pisani stanno tentando con la start up ZonzoFox. “L’idea – ci dice Marco Rizzone, CEO del gruppo nonché ideatore del progetto – è nata dalla voglia di fare qualcosa che potesse combinare tecnologia e turismo, il nostro Paese da un punto di vista culturale e paesaggistico ha molte risorse non abbastanza siano valorizzate attraverso la tecnologia”. Il tentativo di offrire “la miglior soluzione per i turisti che visitano l’Italia” - come recita uno dei claim sul portale di ZonzoFox - sembra davvero aver spinto i tre founder pisani a sviluppare uno strumento al passo coi tempi ed estremamente duttile, che consente già oggi di visitare un notevole portafoglio di località italiane, con una varietà e una precisione dei riferimenti certamente apprezzabili. Abbiamo raggiunto Marco Rizzone per capire da dove viene e come si è sviluppata l’idea di ZonzoFox.

“Non siamo più i ragazzetti dell’università, questo progetto nasce dopo un’esperienza che ho fatto in Silicon Valley, dove ho avuto occasione di andare sei mesi nel 2011 durante un dottorato alla Scuola Sant’Anna in Innovation management. Ho fatto un’esperienza con un fondo d’investimento, dove sono andato tramite una Fondazione che si chiama Mind the Bridge, stando lì mi sono accorto che più che supportare le strat up a livello di incubatore o di fondo di investimento, mi sarebbe piaciuto avviare una mia. Così una volta tornato in Italia, insieme ad altri ragazzi, ne ho fondata una che pur avendo raccolto fondi non è stata un successo, il team si è sfaldato, però tra le persone che avevamo assunto c’era Andrea Cimino – uno dei miei due soci in Zonzo Fox – uno sviluppatore che sta facendo un dottorato in Ingegneria informatica e che collabora con il CNR. Abbiamo costruito un team in cui c’è chi ha conoscenze della parte business, io, chi di sviluppo del software, Andrea, e chi di design, Nicola Roccatagliata, che conosco da diversi anni. Oltreoceano ho notato che lo spirito d’iniziativa è limitato, persone valide ne ho trovate più qui che negli Stati Uniti”.

Questo si dice spesso, ma altrettanto di frequente capita di sentir affermare come però in Italia non ci sia spazio per sviluppare idee di questo tipo…

“Nel panorama italiano c’è spazio per tentare avventura in questo campo, esperienze istituzionali come italia.it non hanno funzionato e questa paradossalmente è diventata un’occasione per chi volesse proporre qualcosa di nuovo. In altri paesi, come in Danimarca, queste cose sono fatte molto meglio, anche in Spagna la promozione territoriale è notevole. Qualche buon esempio c’è anche qui, il portale turistico della Toscana è uno dei migliori nel panorama nazionale, ma il limite qual è? Che finché ragioniamo con i confini regionali e non capiamo che il turista si muove da Firenze a Bologna, non ci siamoItalia.it invece è stato concepito in un’ottica obsoleta, non è altro che un portale istituzionale e il tutto è troppo vincolato a schemi rigidi imposti dall’alto. Se mi proponi una piattaforma incasellata in strutture turistiche ad albero, ancorate a logiche geografiche, vai incontro a dei limiti. Altre esperienze, come il Toring Club, fanno fatica partendo dal cartaceo ad acquisire da capo tutte le conoscenze che servono per servirsi dei nuovi strumenti”.

Il vostro vantaggio dunque è il cronico ritardo nella gestione dell’offerta turistica nazionale.

“L’Italia è uno dei mercati migliori dal punto di vista turistico: c’è un altissimo numero di luoghi turistici e una bassissima digitalizzazione, così abbiamo pensato di sviluppare una piattaforma che fosse sostitutiva di quanto offerto in modo obsoleto dal pubblico. La nostra idea è quella di fare un prodotto usabile e migliorabile dal turista, una piattaforma in grado di comunicare e far fruire l’offerta turistica, mettiamo in contatto chi offre qualcosa – dal ristoratore al comune o alla regione che vuole fornire informazioni sul proprio territorio – con chi vuole visitare un certo posto”.

Avete già trovato dei partner nelle istituzioni?

“Sì, abbiamo avuto già dei contatti con delle amministrazioni, per esempio il comune di Castellana Grotte, in provincia di Bari, ha cercato il nostro aiuto per far vedere a chiunque passi da quelle parti che sul suo territorio non ci sono solo le grotte… Anche altre realtà come Gravina in Puglia, Altamura stanno collaborando con noi in vista di Matera 2019, sono zone che hanno interesse a raccogliere un turismo di rimbalzo, e se il turista vede foto e legge informazioni riguardo a questi posti può valutare di fermarsi un giorno in più per vederli”.

Per ora dunque si rivolgono a voi realtà piccole (anche se su ZonzoFox sono disponibili naturalmente anche le principali destinazioni nazionali)?

“Le destinazioni top 5 del turismo italiano non hanno davvero bisogno di noi, mentre invece possiamo essere molto utili per comunicare posti come Volterra, Calci, Vinci, l’isola del Giglio… – località volendo un po’ periferiche ma che hanno un potenziale enorme che coinvolge tutto l’ecosistema locale: chi va nel Chianti vede dei posti bellissimi, poi bene il vino, mangia la carne, va alle terme, e noi mettiamo in rete tutto e nel palmo di una mano facciamo vedere tutte le possibilità offerte da una determinata zona, oltretutto modellando il percorso sui gusti dell’utente”.

Passando alla fase realizzativa, come si è sviluppata la vostra piattaforma – che è davvero molto articolata – avevate in mente sin dall’inizio di farla proprio così?

“Volevamo creare uno strumento per turisti che consentisse in modo molto semplice di arrivare a molte informazioni, il problema è che la semplicità d’uso non è facile da ottenere. Questo ha modificato il nostro approccio in corso d’opera: eravamo partiti con l’idea di fare un portale e oggi stiamo facendo al 90% una app, perché il mercato nel frattempo si è evoluto in questa direzione. All’inizio organizzavamo degli itinerari “rigidi”, ma poi ci siamo accorti che la maggior parte delle persone – per quello che abbiamo visto noi – visita i luoghi in modi anche casuali, non molti sono quelli che pianificano, dunque avere la possibilità di trovare informazioni immediate su un luogo in cui mezz’ora prima non sapevi che saresti andato ti aiuta in qualunque istante, dandoti informazioni basate per di più sui tuoi interessi – che la app impara a conoscere. L’idea di andare a zonzo è proprio questa… Puoi cercare informazioni anche su Google naturalmente - ma devi sapere cosa cercare... il nostro è uno strumento che ti informa live sui territori che attraversi…”

La app funziona solo in loco, o la si può usare anche in remoto, per esempio per preparare un viaggio?

“C’è una forte componente di natura ispirazionale in questo meccanismo, se uno guarda la app dagli Stati Uniti, sì, si può fare l’itinerario, ma non è la stessa cosa che attraversare fisicamente un posto. La app non crea mai due volte lo stesso percorso, non ti offre le stesse suggestioni. È uno strumento che in una certa misura ti dà le risposte prima che tu faccia le domande”.

Chi vi ha fornito i testi che si trovano sulla piattaforma, come le descrizioni delle attrazioni o dei monumenti?

"Abbiamo un team di copywriter, con cui non possiamo coprire tutta l’offerta nazionale, poi ci serviamo di collaborazioni. Per esempio i testi di Matera ce li ha dati una società che collabora con noi sul fronte commerciale, altre volte sono i comuni a fornirci le informaizoni. Ultimamente per ampliare la disponibilità di destinazioni stiamo usando dati disponibili gratuitamente, come gli open data o Wikipedia. Ci piacerebbe instaurare con gli enti pubblici un rapporto in cui siano loro a fornirci le informazioni, per garantire un servizio sempre migliore. Creare informazioni su un territorio piccolo per noi è antieconomico, ma se invece è il comune che ce le fornisce ci dà la possibilità di ampliare la nostra offerta, offrendo al tempo stesso al comune la possibilità di proporsi sul nostro portale. Inoltre le informazioni sono integrate anche da dal basso da quelli che chiamiamo local guru, figure di tipo volontaristico, che non hanno interesse economico a stare sulla piattaforma. E poi ci aiutano anche le guide turistiche col tesserino, che hanno un altro obiettivo: da un lato offriamo un servizio in più ai nostri utenti (mettiamo in vetrina anche le guide umane), d’altro canto noi chiediamo di supportarci per esempio segnalandoci cambiamenti negli orari dei musei o inesattezze nelle informazioni”.

Dal punto di vista economico la start up si sta dimostrando sostenibile?

“Essendo un’azienda in fase di start up stiamo validando il nostro modello via via, come detto abbiamo dei primi contatti con dei comuni italiani, in questa prima fase puntiamo a farci conoscere per poi coinvolgere partner più grandi. Un altro tipo di business è quello che può scaturire dalla pubblicità locale personalizzata. All’utente possono arrivare notifiche push al verificarsi di certe condizioni, per esempio è ora di pranzo, so che tu sei un turista fatto in un certo modo e posso mandarti delle notifiche che possono interessarti, talmente mirate che possono portare il cliente all’attività che si pubblicizza. Ovviamente perché questo meccanismo funzioni a dovere dobbiamo arrivare a un livello di diffusione molto esteso”.