Cultura/ARTICOLO

Da Jacopo della Quercia a Donatello

Ecco le prime foto e i numeri

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Circa 300 opere in mostra, 6 anni di preparazione, una ventina di polittici ricostruiti per l'occasione, 25 restauri effettuati, prestiti dalle più prestigiose istituzioni museali del mondo e da collezionisti privati, nuovi spazi che aprono al pubblico per la prima volta, 10 saggi scritti dai massimi studiosi internazionali della materia, uno straordinario percorso espositivo che porterà il visitatore in 3 diversi ambienti tra i più suggestivi e inediti della città: Siena prepara così la più imponente mostra finora dedicata alle arti del primo rinascimento.
Aprirà i battenti il prossimo 26 marzo la mostra curata da Max Seidel “Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento” che avrà come sede principale il Complesso Museale di Santa Maria della Scala ma che porterà il pubblico a godere di itinerari particolari alla scoperta di una Siena che nei primi decenni del Quattrocento visse, parallelamente a Firenze, una straordinaria stagione artistica, che vide il trascorrere dal Gotico al Rinascimento.

Nel corso della presentazione della mostra - avvenuta ieri a Roma alla presenza di Gabriello Mancini, presidente Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Marcello Flores d'Arcais, assessore alla Cultura del Comune di Siena, Max Seidel, curatore della mostra Gabriele Borghini, Soprintendente per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Siena e Grosseto, Annamaria Guiducci, direttore della Pinacoteca Nazionale di Siena e della mostra, Isabella Lapi Ballerini, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Cecilia Frosinini, funzionario dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e Fiorenza Guerranti, direttore APT Siena - sono state illustrati alcuni restauri che verranno presentati nell’esposizione e i risultati delle tecniche diagnostiche non invasive utilizzate su molte delle opere della Pinacoteca. In particolare la riflettografia IR, che consente di visualizzare il disegno sottostante gli strati pittorici, ha permesso di riappropriarsi di un patrimonio di studio eccezionale e del tutto ignoto. Si leggono, infatti, i disegni sottostanti le pitture, che servono per approfondire l’ambito culturale dell’artista e le sue conoscenze di prospettiva geometrica finora mai così chiare agli studiosi che se ne erano occupate.

"Questa mostra è un'occasione preziosa anche per un istituto come l'Opificio delle Pietre Dure - ha dichiarato Isabella Lapi Ballerini - che fa anche ricerca e formazione. Le indagini diagnostiche sulle opere in mostra sono iniziate un anno fa e continueranno anche dopo l'esposizione. Sono analisi non invasive radiografiche e riflettografiche realizzate in collaborazione col CNR INO. Sono terreni insondati che danno risultati imprevedibili."

A Max Seidel il curatore della mostra molti musei sia italiani che stranieri hanno aperto le porte donando le loro opere più preziose. "Sono opere di una delicatezza immensa, ho viaggiato in tutto il mondo e sono riuscito a convincere 135 musei, di cui 35 fuori dall'Italia, deve arrivare anche un pezzo molto importante dall'Australia. I motivi di tutte queste donazioni sono molteplici, ha proseguito, innanzi tutto le opere tornano a casa nella loro atmosfera originaria, in secondo luogo viene garantita la sicurezza delle opere al cento per cento. Infine le opere qui a Siena vengono studiate, monitorate e in alcuni casi restaurate e questo è un vantaggio per i donatori."

Cecilia Frosinini dell'Opificio ha evidenziato come siano state fatte numerose scoperte grazie proprio alle indagini diagnostiche. C'era una sfida inziale quella di scoprire su i pittori senesi fossero davvero quei "grandi disegnatori" che la critica in passato ha definito. La risposta è stata positiva, si è scoperto infatti che l'applicazione del cartone, una tecnica che permette di tracciare il disegno direttamente sulla tavola non è nata in ambito rinascimentale, come si pensava, ma molto prima.






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