C’è un tempo passato che trova nuova vita grazie ai social. Così la rete diventa non solo il bar sport dove tutti possono dire la propria senza filtro alcuno, non solo il luogo delle bufale e delle “parole ostili” ma anche il posto dove “costruire memoria”. Ci stanno provando in tanti a dire il vero, con pagine e gruppi che raccontano la storia e le storie di città, paesi e borghi della Toscana. Ci sono foto, aneddoti, cartoline, volti di ieri che tornano attuali grazie ad un’istantanea in bianco e nero. Piazze e palazzi, botteghe alimentari, pizzicagnoli, civaioli, contadini, ricche signore impellicciate in posa. E poi c’è, impresso sulla carta fotografica, quello che oggi non esiste più, distrutto dalla guerra o dalla mano dell’uomo, nel corso delle trasformazioni urbanistiche che hanno modificato il volto delle città.
Quel che eravamo ieri lo ritroviamo online anche nel gruppo pubblico su Facebook “Vecchia Toscana”, un racconto digitale sulle radici di tante zone della regione. A dargli vita nel 2015 è stato il fotografo Lapo Innocenti, insieme a Federico Fabriano e Giovanni Fiorentino. Una comunità – quella di Vecchia Toscana – che conta oltre 4300 membri attivi, persone che partecipano alla vita social del gruppo con curiosità e voglia di scavare nella propria storia.
A parlare sono le immagini. Scatti che rappresentano anche il lavoro e la prima grande passione del fondatore del gruppo, il fotografo free lance Innocenti. “Mi sono sempre occupato di fotografia – ci racconta - ho viaggiato parecchio e conosciuto tanta gente. Da giovane ho lavorato con il famoso David Lee, mi limitavo a preparargli gli obiettivi e le camere, un grande professionista da cui ho appreso tanto. Sicuramente l'idea di Vecchia Toscana è nata da questa mia passione, ma anche dal fatto che su Facebook non esistevano gruppi o pagine regionali”.
Una passione che diventa un invito alla memoria comune, partecipativa, da costruire insieme post dopo post. Così ritroviamo, scorrendo la timeline del gruppo Facebook, un esemplare unico di vettura prodotta dalla FTA, la Fabbrica Toscana Automobili nel 1901 o ancora un’immagine che rievoca un mestiere d’altri tempi, il semellaio. Una foto ritrae, in abiti d’epoca, un uomo che vende il classico panino a forma di rosetta, trasportandolo con un cesto in vimini intrecciato. Come non mancano le storie personali: si abbracciano sulla spiaggia di Viareggio, Leo e Cristina, durante una fuga d’amore. Sempre sull’arenile viareggino ritroviamo anche un’immagine storica di Benito Mussolini, in vacanza dalla figlia Edda. E poi ancora il bagno nelle fontane fiorentine, come quello immortalato in uno scatto degli anni Sessanta, quando due turiste in minigonna traevano ristoro – sorridenti - dall’acqua della fontana del Biancone, in Piazza della Signoria. Oppure la prima tramvia del capoluogo toscano, la Festa dell’uva a Greve in Chianti nel 1950 o – a Poggio a Caiano - il primo ponte sospeso realizzato in Toscana che porta il nome di Leopoldo II, progettato dall’architetto Manetti nel 1833 sul fiume Ombrone.
Tutta la Toscana quindi, dal mare ai piccoli borghi, poco conosciuti anche dai toscani stessi. E stop ai campanilismi, quel che conta – secondo lo spirito del gruppo – è il senso di appartenenza ad una storia e ad un progetto comune. “Ho sempre pensato a Vecchia Toscana – spiega Lapo Innocenti - come ad un'associazione dove quello che conta è il senso dell'appartenenza, a prescindere dal luogo di nascita. Vogliamo raccontare la Toscana di ieri, le fotografie sono la perfetta testimonianza del passato e ci riportano alla vita di vari periodi, con i volti delle persone, i mezzi, i mestieri, le mode, le guerre, gli avvenimenti e - non di meno - il paesaggio. Sembrerebbe un po’ banale ma la fatidica frase "com'eravamo" ci sta proprio a pennello. I social – chiosa Innocenti – sono come un libro da sfogliare, gratis, alla portata di tutti”.
Un album dei ricordi allargato quindi, le cui pagine crescono con l’apporto di ognuno, per essere poi condivise con gli altri. Chissà che da questo progetto – senza scopo di lucro, tengono a precisare i fondatori – non nascano altre iniziative per rendere omaggio alla Toscana ed ai toscani. Una mostra? Un libro? O forse rimarrà un progetto figlio della rete. Niente più scatole da tenere in soffitta dove conservare il passato. Oggi la parola d’ordine è condivisione, contaminazione. Un modo per rivivere ieri e – forse – per essere più consapevoli di ciò che siamo oggi.
Ma quanto erano belli quei volti semplici che guardavano l’obiettivo del fotografo? Erano sguardi che lanciavano sorrisi al futuro anche dopo due guerre tragiche e devastanti. Da lì dovremmo ripartire. Da quegli sguardi fieri. La memoria insegna.