Con la mostra Corpi da musica. Vita e teatro di Sylvano Bussotti, a cura di Luca Scarlini, il Museo Marino Marini celebra il grande compositore fiorentino, uno dei maggiori del secondo dopoguerra, proponendo per l’occasione, nella sua città natale, un mese di eventi a lui dedicati.
Sylvano Bussotti ha da sempre all’attivo una vastissima attività grafica, che si è espressa spesso nella definizione scenica di lavori complessi, sontuosi. Nelle partiture, veri capisaldi della storia della musica novecentesca, albergano immagini che si fanno note e disegni che si prestano a una reinterpretazione come spartito, suggestione di un’azione scenica a venire.
Corpi da musica. Vita e teatro di Sylvano Bussotti, dal 15 febbraio al 22 marzo 2010, propone una vasta selezione dell’opera grafica dell’artista, tutte opere rare o rarissime, molte presentate al pubblico per la prima volta. La ricognizione parte dagli anni ’40, dai primi ritratti, che catturano istanti di un’esistenza nomade, divisa tra molte città, e passa poi attraverso progetti per spettacoli mai realizzati e iconografie di lavori che hanno avuto vasta risonanza, in una miscela di arte e vita, ragione e sentimento. Un itinerario visivo notevolissimo, che è emerso solo in alcune occasioni nel corso del tempo, a partire da alcune celebri esposizioni connesse alle attività del Gruppo 63, sotto la cui egida si svolse il celeberrimo debutto palermitano di Bussotti, nel 1965, de La passion selon Sade, messa nerissima in nome del divin marchese, che raccontava un teatro da camera d’eros e sogni.
La mostra sarà accompagnata da una serie di eventi scenici che, coinvolgendo varie strutture di Firenze, daranno vita ad un mese di programmazione per Sylvano, nella sua città, dove non compare da molti anni, con esecuzioni di sue musiche affidate ai suoi interpreti di riferimento. L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo edito da Artout-Maschietto Editore, in cui verranno presentati materiali inediti e una selezione degli interventi sulle arti pubblicati nel corso dei decenni sulle testate più diverse, dal “Marcatre” della neoavanguardia, a “Frigidaire”, su cui Bussotti pubblicò una sequenza di note per il personaggio fumettistico di Ranx Xerox. Le sale del museo saranno sonorizzate da musiche del Maestro, scelte da lui stesso insieme al curatore, e un programma di Rete Toscana Classica in onda nel periodo dell’esposizione racconterà un itinerario esistenziale e artistico di straordinaria ricchezza, vissuto in relazione con personalità come Theodor Adorno, Roland Barthes, Pierre Boulez e John Cage.
Sylvano Bussotti, nato a Firenze nel 1931, si è cimentato in un progetto di opera d’arte totale, che per lungo tempo ha avuto nome BOB (bussottioperaballet), firmando regie, scenografie, dipingendo e scrivendo libretti e liriche. Il suo catalogo è ricchissimo di incursioni in ambiti diversi, nel teatro come nel cinema, dove si ricordano soprattutto Rara Film, 1965-1969, vera summa dell’avanguardia del tempo e Apology, realizzato a Berlino nel 1972, cui vanno aggiunti almeno i divertenti clip realizzati per la Biennale in cui compare a fianco di Patty Pravo e Moira Orfei. Allievo tra gli altri di Luigi Dallapiccola, a Firenze, dopo gli incontri parigini con Pierre Boulez e John Cage, si rivelò però a Darmstadt con i Five Piano Pieces for David Tudor (1958), che poi saranno parte del lavoro che sancì la sua notorietà, dall’inequivocabile titolo Pièces de chair, presentato nel 1960 e decisamente volto a un’estetica del gesto musicale, di immediato impatto teatrale. In ciò agisce una decisa idea di “opera aperta”, che è elemento fondamentale della sua ricerca; secondo le parole della musicologa Ivanka Stoianova: “per la produzione artistica di Bussotti la totale apertura è una caratteristica tipica e permanente”. Di questi anni è anche il lavoro con Carmelo Bene per una serie di celebri concerti di poesia dedicati a Maiakovskij; la rappresentazione del gender in questa prospettiva diventa basilare e trova accoglienza nei suoi titoli più importanti, che si confrontano con testi di De Pisis, Pasolini e soprattutto di Aldo Braibanti, a cui è stato legato da una lunga amicizia. La Passion selon Sade è il lavoro che lo consacra ed è un successo di scandalo a Palermo, nel 1965, nell’ambito di un convegno del Gruppo 63, prima di una vasta tournèe internazionale che fissa per sempre l’icona della diva d’avanguardia Cathy Berberian, Justine e Juliette a un tempo, intenta a eseguire variazioni da un sonetto di Louise Labé, su uno sfondo operistico di inginocchiatoi, con un kapellmeister (il compositore stesso in abiti glam) che manovra con altrettanta disinvoltura la bacchetta d’orchestra o la frusta. I costumi dorati, i gioielli e le parrucche iperboliche troveranno ben presto la via di “Vogue” dando a Bussotti una vasta notorietà anche in ambito extramusicale, in una decisa chiave di provocazione, come dimostrò anche un incontro tumultuoso con il mondo del Living Theater, in occasione di una soirèe memorabile a Bordeaux nel 1967. Nella produzione degli anni seguenti sarà evidente una commistione di echi rinascimentali e meccanismi di alea, in opere come Rara Requiem (1969), il bel lavoro biografico “a tema” per quartetto e orchestra I semi di Gramsci (1971), l’opera Lorenzaccio rappresentata ad Amburgo nel 1972, summa di ispirazioni da De Musset per narrare un mondo cromaticamente sovraccarico che nel disegno bussottiano di copertina associa come nel futuro Caravaggio di Derek Jarman un costume vagamente cinquecentesco e una motocicletta. Nel 1973 sarà la volta del balletto Bergkristall dal racconto omonimo di Adalbert Stifter e in seguito de Le Racine, pianobar per Phèdre (1981), primo capitolo di una serie di interventi sul tema raciniano e il sontuoso Bal Mirò (1981). Nel 1988 ha presentato al Comunale di Firenze L’ispirazione, tratto da un’idea di Ernest Bloch e messo in scena da Derek Jarman, che ha aperto lo spettacolo con frammenti crudeli da The Last of England, mentre la sua musa Tilda Swinton incarnava Futura, signora del Teatro e dello Spazio. Tra i suoi ultimi lavori, da citare almeno Tieste, presentato all’Opera di Roma nel 2000 e Silvano, Sylvano, andato in scena all’Auditorium nel 2009.
Luca Scarlini, drammaturgo, saggista, performer, ha curato mostre in Italia e in vari paesi europei dedicate alla relazione tra arte e scena. Scrive su “Alias” del Manifesto, insegna all’Accademia di Brera. Tra i suoi libri recenti. Equivoci e miraggi (Rizzoli), Lustrini per il regno dei cieli (Bollati Boringhieri), Corpi barocchi (Gaffi), Sacre sfilate è di prossima uscita presso Guanda.
Cultura/ARTICOLO
Corpi da musica. Vita e teatro di Sylvano Bussotti
Dal 15 febbraio al 22 marzo 2010 al Museo Marino Marini di Firenze

Corpi da musica. Vita e teatro di Sylvano Bussotti