Nessuno ha il diritto di stupirsi del tracollo economico della Grecia e del conseguente nuovo crollo delle borse mondiali. Certamente non quanti hanno dichiarato trionfalmente superata la fase acuta della crisi economico-finanziaria con i primi mesi del 2010. Ciò per un motivo fondamentale: le ingenti masse di denaro immesse dagli stati nazionali nel sistema finanziario non hanno affatto risolto il problema dell’instabilità delle borse e della fragilità del sistema economico, ma al contrario lo hanno aggravato. Infatti, tali interventi – lungi dall’aver eliminato titoli tossici e modalità dell’agire della finanza internazionale – non fanno altro che accentuare lo scostamento dell’economia reale da quella finanziaria.
Un recente inedito studio di Tonino Perna (membro del nostro Comitato consultivo) tende a mettere in rilievo la crescita esponenziale e drogata dell’indice Dow Jones a partire dal 1998, perdendo così la correlazione con la crescita del PIL mondiale: la quantità di denaro messo in circolazione con un’accelerazione impressionante porta a stimare in 1 milione di miliardi di dollari (di cui 600.000 in titoli derivati), mentre il PIL mondiale è di soli 64.000 miliardi. L’eccesso di indebitamento iniziato dalla metà degli anni ’90 ha drogato la domanda e prodotto la pericolosa illusione di un sistema che poteva crescere senza limiti e con continue accelerazioni. Se non si cambiano drasticamente i presupposti con cui il sistema finanziario si è caratterizzato, nessun piano di salvataggio con nuova immissione di denaro potrà mai funzionare; anzi determinerà i presupposti di nuovi crolli, di nuovi “eventi estremi”, che pagheranno le popolazioni più deboli (gli agricoltori africani e cinesi, che vedono crollare il costo dei loro prodotti e minacciati dagli effetti dei cambiamenti climatici).
Occorrono segnali chiari di inversione della tendenza. Per questo abbiamo aderito alla campagna “Zero Zero Cinque”: una mini-tassa su tutte le transazioni finanziare per raccogliere fondi da investire in politiche sociali, ambientali e di cooperazione. Con un piccolo prelievo dello 0,05% sulle transazioni, è possibile raccogliere tra i 400 e i 946 miliardi di dollari l'anno. Somme consistenti, che permetterebbero agli Stati di colmare le voragini che si sono aperte nei conti pubblici con i salvataggi delle grandi banche e le misure di sostegno all'economia contro la crisi. Uno strumento concreto per permettere alla politica – qualora lo volesse – di regolare i mercati finanziari e un deterrente contro la finanza speculativa.
A cura di Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus
Attualità /ARTICOLO
Contro la finanza insostenibile
Campagna “Zero Zero Cinque”

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