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Coldiretti: salvate in Toscana 20 razze in pericolo di estinzione

In occasione della benedizione degli animali in Piazza San Pietro a Roma, l’associazione rende noto il grande lavoro dell’ “Arca di Noè” del fu Granducato

/ Redazione
Mar 17 Gennaio, 2017
Cinta Senese DOP

Nonostante la Toscana sia leader nazionale nell’allevamento di alcune razze da carne tra le più importanti e apprezzate, come la limousine e la chianina, e sia inoltre la patria della bistecca alla fiorentina, la situazione anche in questa Regione è delicata per una ventina di razze che continuano a combattere, ogni anno, contro l’estinzione. In Toscana sono infatti circa venti le razze animali a rischio tra mucche, pecore, capre, cavalli e maiali. È quanto sottolinea Coldiretti Toscana in occasione della Festa di Sant’Antonio Abate celebrata oggi in tutta Italia con numerose iniziative ed una larga partecipazione di allevatori toscani in Piazza San Pietro a Roma per la Benedizione degli Animali organizzata da A.I.A e Coldiretti.

Tra i bovini “salvati” dall’estinzione si segnalano le razze: calvana, garfagnina, maremmana, pisana, pontremolese e romagnola. Per gli ovini le razze: appenninica, garfagnina bianca, pecora dell’Amiata, pomarancina, e massese; mentre per i caprini la capra della Garfagnana. Per gli equini e asinini hanno scongiurato l’estinzione le razze maremmana, monterufolina, cavallo appenninico e l’asino dell’Amiata. Infine i suini con la nota cinta senese. Tra i bovini “salvati” da ricordare la maremmana, finalmente uscita dalla fase acuta dell’emergenza, un risultato che ha permesso alla Toscana di guadagnare una brillante seconda posizione nella graduatoria nazionale: con 2.221 (dodici mesi prima erano 1976) capi iscritti al libro genealogico. Il Granducato sta un passo appena alle spalle del Lazio e vanta ben 74 allevamenti. In crescita anche i capi di pontremolese che, pur nei piccoli numeri, ha visto i capi aumentare di sedici unità (da 42 a 58) in un anno e la garfagnina che, nello stesso periodo, ha incrementato i suoi valori passando da 159 capi a 184. Ancora in fase di lieve erosione, ma in consolidamento, invece, la presenza della pisana (più famosa localmente con il nome di mucco pisano) che, nell’arco di un anno, è passata dai 496 a 467 capi e la calvana passata dai 487 ai 454.

Sull’Arca di Noè toscana sono saliti a pieno titolo anche i suini di cinta senese, che, nell’arco di una quindicina di anni, sono tornati in forze. Considerati una razza in via di estinzione, dopo un fastoso passato (sono ritratti addirittura nel prestigioso quadro del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti datato 1337), adesso vantano numeri importanti: infatti si contavano oltre 5.800 esemplari allevati in 120 aziende. La salvaguardia della biodiversità ha arricchito anche le razze autoctone ovine. L’esempio più eclatante è rappresentato dalla zerasca che, in pochi anni, è riuscita a superare l’emergenza e a sfiorare le 2.000 unità suddivise in una cinquantina di aziende. Tra gli equini una considerazione a parte la merita il celebre cavallo monterufolino, una razza molto diffuso nell’area delle Colline Metallifere, nell’entroterra pisano, un tempo usato per il trasporto a sella o a calesse, e addirittura nel circo; la cui storia risale agli inizi del 1900, costretti a convivere, da diversi anni ormai, con la lotta per la sopravvivenza.