Lo IED in via Bufalini a Firenze è una scuola che promuove le professioni del futuro nella culla del Rinascimento italiano, per chi vuole essere un innovatore del suo tempo, proponendo un ampio ventaglio di corsi in design, moda, arti visive e comunicazione. Questa è la storia di una sua giovane studentessa: Chiara Cesaraccio.
Ciao Chiara, com’è nata la tua passione per il Design Shoes?
La mia passione è nata perché mio papà e la mia famiglia sono sempre stati molto legati all’arte e al mondo museale e fin da piccola mi hanno avvicinata al mondo artistico. Mio papà è un architetto e durante la mia infanzia ho avuto modo di approfondire il mondo dell’interior design e dell’architettura. Prima volevo fare architettura, ma avevo il pallino fisso delle calzature. Poi ho visto un bando di concorso dello IED, ho provato e ho vinto la borsa di studio, quindi ho deciso di trasferirmi da Verona a Firenze per continuare qui la mia carriera accademica.
Come ti sei trovata allo IED di Firenze?
Sono rimasta tre anni fino al 2016 per fare la Triennale in Fashion Design Shoes and Accessories. Il corso era improntato sul mondo della pelletteria, essendo la Toscana uno dei poli più importanti in questo settore della moda, a livello mondiale. La mia scelta è dovuta anche a questo. Ho passato tre anni direi meravigliosi, perché lo IED mi ha messa in contatto con molte realtà, di cui poi io continuo a usufruire. Gli insegnanti dello IED sono dei professionisti che lavorano, hanno una visione molto realistica, non prettamente accademica, ti fanno vedere anche quello che non vorresti vedere o il lato che non vedi perché essendo giovane non riesci ad andare oltre. Loro portano la loro esperienza e questa è una cosa fondamentale, perché hanno sempre cercato di farci capire i vari punti di vista, anche per mettere ‘alla prova’ la nostra creatività. La creatività infatti deve essere supportata da un punto di vista realistico, questo nella moda è fondamentale. Hanno organizzato molti workshop, molte interviste con ospiti internazionali. Io ho avuto modo di parlare con Sara Maino la direttrice di Vogue Talent quando sono stata selezionata per il contest di Vogue Talent in collaborazione con René Caovilla. Gli anni a IED sono stati molto utili da un punto di vista professionale e anche personale, mi hanno fatta crescere molto.
Quando hai finito la scuola che cos’è successo?
In realtà avevo già iniziato a lavorare alla fine del primo anno grazie a un corso dello IED in cui dovevo realizzare un progetto che richiedeva che si usasse un materiale particolare. Io ho scelto un’eccellenza toscana cioè il pizzo di sughero del signor Lionello Villani. Lui ha avuto modo di vedere i miei progetti, gli sono piaciuti e mi ha messa in contatto con un’azienda del Texas a Houston. Ho quindi iniziato la mia carriera lavorativa con questa azienda texana, per loro ho realizzato borse in pelle e sughero. Grazie a loro sono entrata in contatto con un’altra azienda italo-svizzera che è quella con cui collaboro tutt’ora, perché sponsorizza la mia collezione di scarpe. Loro sono nati come azienda grossista, si occupano di trovare laboratori in Italia per gestire la produzione di alcuni brand esteri, sempre nel mondo del vegan, con materiali molto particolari come: finta pelle, sughero, legno flessibile, tutti materiali con cui ho lavorato. Sono materiali che contraddistinguono il made in Italy perché il legno flessibile viene dal nord Italia e il sughero si trova in Toscana e in Sardegna, un’isola a me molto cara che è stata anche la fonte di ispirazione per la mia collezione di scarpe ‘Atlantis’. Con questa azienda italo-svizzera nel marzo del 2016 ho esposto la mia prima collezione di calzature a Covent Garden, a Londra, presso un temporary shop official made in Italy, dove si promuovevano le eccellenze italiane.
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Accipicchia Chiara sono senza parole!
Poi ho finito il mio percorso allo IED e ho iniziato un tirocinio presso Gianni Chiarini, un brand di borse e piccola pelletteria di Firenze con cui sono rimasta un anno e ho avuto contatti anche con Gucci, Ermanno Scervino e Ferragamo. Non riuscivo a fare tutto, quindi ho lasciato il porto fisso e ho aperto partita iva. Da lì ho iniziato a lavorare come accessories designer freelance e ho lavorato con diverse aziende tra cui Valmoro un’azienda sarda di borse in sughero e pelle con cui abbiamo esposto in Australia lo scorso agosto. Dopo Valmoro ho iniziato a collaborare con uno studio di Milano che lavora per diversi brand tra cui Borbonese, Carpisa e Pininfarina per cui mi occupo della progettazione sempre di borse e piccola pelletteria. Nel frattempo ho creato la mia prima collezione di calzature ‘Atlantis’. Adesso stiamo cercando una partnership in Arabia e abbiamo contatti anche in Giappone e America del Nord. Attualmente stiamo lanciando la collezione estiva summer 2019. Io sto già lavorando per la collezione fall-winter 2019.
Che cosa consiglieresti a un o una giovane che ha passioni simili alle tue?
Io ho fatto il liceo classico, non c’entrava assolutamente nulla con quello che sto facendo ora. Ma se hai una passione, se c’è qualcosa che hai un bisogno fisico di coltivare, non lo puoi ignorare. Ci vuole coraggio per accettare la passione che uno ha, e altrettanto coraggio per seguire quella passione. Il mondo della moda ha molti pregiudizi. Quando ho detto ‘vado allo IED a fare Fashion Design’ molti dei miei amici mi hanno guardata e mi hanno detto ‘non troverai mai lavoro, è un mondo che va per conoscenze’. Ma non importa, se hai una passione, vuoi seguirla e ci metti impegno, alla fine arrivi, qualsiasi cosa ti capiti.
Per informazioni sullo IED:
https://www.ied.it/sedi/firenze
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