La prima guerra mondiale iniziata per l'Italia nel 1915 e terminata nel 1918 costò all'Italia un tributo di oltre mezzo miliore di vittime, dispersi e migliaia di feriti. Tra questi anche tantissimi toscani che dettero il loro contributo al primo conflitto di portata mondiale. In vista del centenario della Grande Guerra, la Regione Toscana si prepara a ricordare l'evento bellico con eventi e commemorazioni, come ha annunciato martedì 9 settembre l'assessora regionale alla Cultura Sara Nocentini.
Tra i contributi tesi a valorizzare il ruolo toscano durante la Grande Guerra, c'è il rapporto del Centro InterUniversitario di Studi e Ricerche Storico-Militari che, in collaborazione con il Forum per il problema della pace e della guerra, ha realizzato rilevazioni fotografiche dei monumenti, delle lapidi, dei cippi e dei segni di memoria relativi alla prima guerra mondiale a Firenze, Pistoia, Prato, Pisa, Lucca, Massa, Livorno, Grosseto, Siena. La ricerca si è poi estesa ai caduti militari toscani, con la produzione di un database e di un sistema di ricerca in grado di fornire il loro nome, cognome, luogo e data di nascita, data di morte, reparto militare di appartenenza.
Altro importante contributo è quello di due Istituti culturali: l'Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano, che ha realizzato il progetto "Dalla Trincea: diari e memorie della prima guerra mondiale", mettendo in rilievo trecento diari dedicati alla Grande Guerra, (che saranno oggetto di una pubblicazione che uscirà per "Il Mulino"); e l'Istituto Ernesto De Martino di Sesto Fiorentino con il progetto Voci, storie e canti della Grande guerra. La rivista Testimonianze, inoltre, ha in cantiere il numero speciale "1914-1944: due anni simbolo fra pace e guerra nella storia del secolo breve".
L'Istituto De Martino ha annunciato di aver ritrovato la registrazione inedita di un'intervista di Giovanni Bosio del 1968 a Emilio Lussu, scrittore antifascista e eroe di guerra, nella quale racconta il suo vissuto come capitano della Brigata Sassari, composta unicamente da pastori e contadini sardi che, grazie all'esperienza bellica, acquisirono una coscienza sociale fino ad allora non posseduta, che li portò in seguito ad aderire al Partito Sardo d'Azione di matrice democratica e antifascista.