La celiachia è una malattia o solo un'intolleranza alimentare? Come ci si accorge di avere la celiachia? Perchè negli ultimi anni c'è stato un aumento esponenziale di persone affette da questa patologia? A queste e a molte altre domande ha risposto il Professor Antonino Salvatore Calabrò per fare chiarezza sulla celiachia.
Professor Calabrò, come ci si accorge di avere la celiachia?
Quello che mi sta chiedendo non ha una risposta, nel senso che i sintomi della celiachia sono i più vari, le modalità di presentazione clinica sono talmente polimorfe che è stata equiparata a un ‘camaleonte’ può cioè manifestarsi con un qualunque tipo di sintomo. I sintomi più comuni sono il gonfiore e il dolore addominale, la stanchezza cronica e la facile affaticabilità che sono due cose ben diverse. Molto spesso può capitare di chiedere a un paziente se si sente stanco e lui risponde ‘no’, ma se fa uno sforzo si stanca facilmente. Queste accade perché quando uno è stanco perennemente e non ne conosce la ragione non si accorge più di essere stanco, è abituato a quel nuovo standard, ma quando compie uno sforzo sportivo o di qualunque altra natura si stanca con facilità.
Il soggetto celiaco ha in sintesi una difficoltà di produzione energetica, per un’alternazione del metabolismo, quindi se produce poca energia, è comprensibile che poi si senta stanco nelle manifestazioni più disparate, comprese quelle di natura sessuale per capirsi. Apatia, abulia, riduzione della libido sono sintomi frequenti. Quando non sono diagnosticati sono persone che stanno male senza sapere perché. Esistono poi i sintomi classici di natura intestinale come la diarrea, il dimagrimento ma sono sintomi che per qualche misteriosa ragione negli ultimi vent’anni in tutti gli studi effettuati nel mondo sono sempre più rari. Per cui per paradosso quei sintomi che un tempo venivano considerati atipici, non classici, sono di gran lunga più frequenti di quelli che fino a 15-20 anni fa venivano considerati sintomi tipici o classici. La situazione si è ribaltata.
Inoltre nelle donne la manifestazione più comune in assoluto dell’anemia da carenza di ferro, comporta in parte tutti i sintomi di cui le parlavo prima, quindi il soggetto celiaco è spesso anche anemico e si confonde con le anemie da ciclo mestruale. Per cui quando un medico generico, di base, chiede a una paziente che ha un’anemia da carenza di ferro se ha un ciclo mestruale abbondante e questa gli risponde di sì, tende ad essere soddisfatto della risposta e non fa altre indagini, ecco questo è il più grande errore perché nel caso di giovani donne con anemia da carenza di ferro e ciclo mestruale abbondante bisogna comunque fare lo screening per la celiachia.
Lei consiglierebbe di fare il test a tutti periodicamente?
Di glutine e di celiachia si parla ovunque, ormai fanno la pubblicità anche degli alimenti per animali senza glutine, quindi non esiste persona che non abbia sentito parlare di celiachia. Di fronte a sintomi come il gonfiore, il dolore addominale, la stanchezza, la diarrea che sono tipici di una miriade di altre patologie spesso il medico di base purtroppo pensa ad altre cose, l’esame della celiachia viene fatto spesso contro la volontà del medico di base. Nonostante le decine di corsi che io faccio tutti gli anni in tutta Italia, c’è questa tendenza a risparmiare nelle indagini, non capendo che risparmiare su un esame che costa 5 euro spesso comporta spese sanitarie mille volte maggiori, perché poi arrivano da me pazienti in condizioni veramente pietose che hanno fatto esami di ogni tipo: colonscopie, gastroscopie, tac.
Se lei mi chiede se debba essere fatto uno screening di massa la risposta è no, perché non servirebbe a nulla, io e lei potremmo non essere ciliaci oggi al momento dello screening e diventarlo l’anno prossimo. Quindi in realtà il percorso più corretto licenziato recentemente dal Ministero e pubblicato sulla Gazzetta prevede che si facciano le analisi per la celiachia con la così detta metodica del ‘key findings’, cioè la ricerca della celiachia in tutti coloro che appartengono a gruppi a rischio di sviluppo della malattia. Prima di tutto nei parenti di un malato celiaco, in questo devo dire che la Regione Toscana proprio poco tempo fa ha definitivamente concordato un nuovo percorso diagnostico. La Regione nel momento del passaggio della celiachia da malattia rara a malattia cronica (cosa che avrebbe comportato una perdita di alcuni diritti), si è impegnata a garantire che i parenti di primo grado possano fare gratuitamente l’analisi genetica per valutare la suscettibilità o meno alla malattia. Questo perché per potersi sviluppare la celiachia necessita la presenza di una predisposizione genetica.
Oltre ai parenti di primo grado ci sono una miriade di malattie autoimmuni che vanno dalla tiroidite di Hashimoto al Lupus, all’artrite reumatoide, la sindrome di Sjögren, globalmente in quasi tutte queste malattie autoimmuni lo screening si rivela utile perché sia pure con presenza variabile la celiachia è associata ad ognuna di questa malattie autoimmuni. Anzi io e altri miei colleghi pensiamo che sia alla base dello sviluppo delle altre patologie autoimmuni, perché molte di queste malattie originano a causa di un’aumentata permeabilità intestinale. Ne sono assolutamente convinto.
Quali sono le principali cause della celiachia?
La causa della celiachia, cioè il fattore eziologico è il glutine del frumento, i meccanismi o i co-fattori implicati nello sviluppo sono tanti perché sennò saremmo tutti celiaci ovviamente. Intanto il glutine da solo non può fare nulla in chi non sia geneticamente predisposto, quindi attraverso l’analisi genetica noi possiamo individuare la predisposizione allo sviluppo ma non fare la diagnosi perché questi geni sono presenti nel 30% circa della popolazione generale italiana. Un terzo circa degli italiani sono predisposti alla celiachia, di questi diventa celiaco solo uno su cento.
Mi può confermare che c’è un aumento della popolazione malata di celiachia negli ultimi anni, perchè?
Assolutamente sì, c’è un aumento, la cause non sono tutte completamente note. Come le dicevo prima la causa ultima è il glutine, se io sono predisposto ma non mangio il frumento non diventerò mai celiaco. Però se questa affermazione è vera, è vero anche il contrario, cioè siccome il glutine lo mangiamo tutti ma diventa celiaco solo uno su cento vuol dire che devono essere presenti simultaneamente tanti altri elementi. Non basta neppure la genetica perché tocca il 30% della popolazione.
Quindi occorrono i geni, occorre il glutine ma occorre anche qualcos’altro. Questo “qualcos’altro” che potrebbe giustificare globalmente l’aumento degli ultimi anni di malati dipende prima di tutto dalla contaminazione delle derrate alimentari in particolare il frumento, soprattutto quello di importazione che a differenza dei granai della Puglia, della Basilicata, della Sicilia che si trovano in condizioni di siccità estrema, stabili, in cui di certo non c’è umidità, maturando in paesi con condizioni climatiche in cui si alterna il sole con la pioggia il grano può essere contaminato da specie fungine che producono delle micro tossine che alterano la permeabilità facilitando la comparsa della celiachia. Esiste una tossina prodotta da un fungo che a mio avviso è una delle spiegazioni vero dell’aumento della celiachia.
Anche lo stress della vita quotidiana è una delle cause, ma altre cause vanno ricercate in due o tre condizioni che hanno caratterizzato gli ultimi cinquant’anni della vita dell’essere umano. Numero uno: l’introduzione degli antibiotici che sono utilissimi, la mia non è una critica ma una constatazione, numero due l’uso indiscriminato, a volte eccessivo, io direi l’abuso dei così detti gastroprotettori, che in realtà sono farmaci che bloccano pesantemente la secrezione acida. Tutti sanno che l’acido cloridrico prodotto dallo stomaco serve per digerire, ma l’acido in realtà è un antisettico cioè uno stabilizzante per i batteri che si trovano nell’intestino. Bloccare per 16, 18, 20 ore al giorno l’acido di una persona significa togliergli il disinfettante naturale che la natura ci ha dato per tenere parzialmente sterile un tubo, quello intestinale lungo 7, 8, 9 metri. Quindi è stato provato che gli antibiotici, l’abuso degli inibitori di pompa, alcuni immunosoppressori e il ricorso eccessivo al parto mediante cesareo costituiscono tutti fattori di rischio per lo sviluppo della celiachia. Tutte queste quattro cose puntano in un’unica direzione che è quella più importante e a cui tengo di più, cerco di spiegarglielo. Tutti questi fattori alterano l’ecosistema, il microbioma intestinale facilitando la comparsa della celiachia. Dunque in ultima analisi quello che modifica la storia naturale di un soggetto predisposto facendo sì che sviluppi la celiachia sono alterazioni del micro bioma intestinale.
Quali sono le cure principali per la celiachia?
Attualmente l’unica cura codificata e veramente efficace è la sospensione del glutine dalla dieta, esistono tutta una serie di cure auspicabili di volta in volta ipotizzate su cui non esistono chiare evidenze di efficacia. Sono le così dette cure alternative alla dieta che è una cosa semplice, ma nemmeno più di tanto, perché comporta l’eliminazione di una miriade di sostanze e di alimenti che porta al cambiamento della vita sociale del malato, non è una cosa banale.
Nel 2000 abbiamo pubblicato un lavoro confermato da uno studio svedese in cui si dimostra che la mortalità per celiachia è più alta di quella per malattie infiammatorie croniche intestinali, certo solo nel caso in cui non venga diagnosticata. Se viene diagnosticata sono persone che vivono più del normale e anche meglio purchè facciano la dieta.
Gli alimenti per celiaci sono molto costosi, lo Stato Italiano aiuta i pazienti?
I prezzi sono comunque ridotti rispetto a dieci anni fa, lo stato italiano è forse quello che aiuta di più i celiaci. Dietro certificazione della malattia fatta in maniera corretta lo stato garantisce l’esenzione per l’esecuzione della diagnosi e il prosieguo per il follow up degli esami necessari per il monitoraggio della malattia e fornisce circa 100 euro di buoni al mese da spendere per prodotti per celiaci, fermo restando che noi consigliamo a tutti prodotti naturalmente privi di glutine, perché i prodotti senza glutine in commercio sono lievemente sbilanciati, contengono cioè più zuccheri e hanno poche fibre oltre a costare di più, quindi un loro abuso può portare allo sviluppo della sindrome metabolica. Riso, grano saraceno, amaranto, miglio, tapioca, quinoa, ci sono una miriade di cereali alternativi che possono essere tranquillamente utilizzati.